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maggio 31, 2016 - Museion

MUSEION presenta Korakrit Arunanondchai

Painting with history 3 or two thousand five hundred and fifty nine years to figure stuff out“
Inaugurazione: 01/06/2016, ore 19
Durata mostra: 02/06-11/09/2016
A cura di Letizia Ragaglia

“Prima della rivoluzione digitale, immagini e tracce del passato venivano definite ricordi. Rispecchiavano dei momenti che avevamo veramente vissuto e si riferivano a esperienze che facevamo nella realtà. Oggi nella nostra memoria sono impresse soprattutto immagini condivise e diffuse nei mezzi di comunicazione elettronici”
Nicolaus Schafhausen

Museion presenta la prima personale dell’artista Korakrit Arunanondchai (Bangkok, 1986) in Italia.
Nel segno di Buddha, ma anche di Steve Jobs: nella pratica multidisciplinare dell’artista thailandese passato e presente, fantasia e realtà, scienza e spiritualità si mescolano con grande naturalezza. La ricezione della storia dell’arte occidentale, ma soprattutto la memoria, individuale e collettiva, nell’era della comunicazione digitale sono i temi con cui si confronta l’artista. La prospettiva è quella di un nativo digitale ed emigrato culturale dalla Thailandia, che Arunanondchai ha lasciato nel 2009 per gli Stati Uniti.

Studi alla Rhode Islad School of Design (2009) e alla Columbia University (2012), Arunanondchai ha all’attivo numerose collettive in istituzioni come Sculpture Center, New York, ICA Londra, e personali in istituzioni come Palais de Tokyo, Parigi (2015), MoMa PS1 (New York, 2014). Appena aperta la mostra a #museion, Korakrit Arunanondchai parteciperà, dal 4/06, alla prestigiosa Biennale di Berlino (fino al18/09); fino al 5/06 è presente alla Biennale di Sydney.

L’esposizione si apre al piano terra di #museion con tre grandi “History Paintings (Poetry Floor)”, dipinti su tela di jeans su cui l’artista interviene in più tempi. Sotto alla tela di jeans ne viene sovrapposta un’altra stampata, che raffigura la tela nello stato di precedente combustione. In queste opere processuali, richiami all’espressionismo astratto si mescolano ai meccanismi dell’arte digitale ai tempi di Photoshop - il tutto messo in atto da un artista che ha imparato a dipingere con Microsoft Paint.

Il percorso prosegue con video e installazioni – tra cui diversi lavori inediti- al quarto piano del #museo. Qui l’artista crea un’esperienza avvolgente e coinvolgente: grazie a speciali pellicole, le facciate di vetro e l’illuminazione al soffitto sono infatti trasformate in superfici colorate, che tingono di rosso, giallo e blu l’intero spazio espositivo. I tre colori sono gli stessi utilizzati dall’artista nelle sue performance di bodypainting ispirate ai boob painter (pittura con il seno) dello show televisivo tailandese Thailand's got Talent.

La mostra ruota attorno al video Painting with History in a Room Filled with Men with Funny Names 3 proiettatosu un enorme led wall, che domina lo spazio al centro della stanza. Il video costituisce l’epilogo della ricerca artistica iniziata da KA nel 2012 ed è parte di una serie - una sorta di romanzo di formazione sull’apprendistato di un pittore di tele di jeans (The Denim Painter), doppio fittizio dell’artista.

La figura è forgiata dalla globalizzazione, ma al contempo riunisce in sé la realtà sociale e spirituale thailandese. Tra finzione e realtà, estetica orientale e occidentale, si snoda un percorso di rinascita, ricerca e purificazione del pittore. Il ritmo e il linguaggio sono quelli dei videoclip. Nell’educazione dell’eroe gioca un ruolo importante il confronto con i maestri della pittura del Ventesimo secolo, dall’espressionismo astratto di Jackson Pollock alle antropometrie di Yves Klein, passando per il modernismo thailandese, fino al giapponese gruppo Gutai. Non a caso, i funny names a cui fa riferimento il titolo sono i nomi degli artisti occidentali, che suonano strani a un pubblico orientale, ma anche i nomi tailandesi che risultano impronunciabili ai fruitori del mondo dell’arte europeo e americano. In un gioco di appropriazioni e remixaggi, la storia della pittura occidentale viene così “fagocitata” e spogliata di ogni sacralità. Allo stesso percorso di ricerca fa riferimento anche il lungo titolo della mostra„Painting with history 3 or two thousand five hundred and fifty nine years to figure stuff out“ (dipingere con la storia 3 o 2559 anni per capirci qualcosa). Qui i numeri si riferiscono al calendario buddista, in cui l’anno 1 corrisponde all’anno 543 a.C.; così il 2559 citato nel titolo corrisponde al 2016, anno della mostra a Bolzano.
Per visionare il video, i visitatori sono invitati ad accomodarsi su cuscini di tela di jeans (denim pillows), su un grande tappeto di moquette blu, in un’atmosfera di rilassatezza e di relazionalità. La luce dall’esterno, filtrata da pellicole colorate, è funzionale al carattere immersivo che l’artista vuole conferire all’esperienza del pubblico. In questo senso, tutte le altre opere installate attorno al video rappresentano dei rimandi allo stesso: sono echi, fantasmi, scenari reali o virtuali che scaturiscono dal mondo del pittore di tele di denim e intrattengono una relazione diretta, associativa o evocativa con esso.

Sono in mostra anche gli altri video della serie: Painting with History in a Room Filled with Men with Funny Names 1 e “2012-2555 (part 1 to the trilogy). Alle visioni futuristiche dei video fanno da pendant plasticodei nuovi lavori realizzati per #museion: gli “untitled (grounds)”. Presentati su pannelli verticali, sono composti da strati di materiali residui e frammenti di robot, che gli conferiscono un esplicito carattere fantascientifico. Per l’artista, queste opere rappresentano una continuazione degli “history Paintings” (esposti al piano terra) e i frammenti di denim e di oggetti bruciati rappresentano i contenitori di un corpo vuoto, dopo che lo spirito si è dissolto in seguito alla combustione.

“La poetica di Korakrit Arunanondchai è rappresentativa di una generazione, in cui si compie per la prima volta un pensare e vedere attraverso il filtro digitale. La logica delle sue opere è effettivamente quella del “surfing”: la ricerca di connessioni improvvisate ed estemporanee attraverso l’aleatoria e libera navigazione nel web. In questo senso, proponendo un artista come Arunanondchai, #museion continua a porsi come “catalizzatore temporale”, in cui il presente è fucina attiva per ripensare il futuro.” – così Letizia Ragaglia, direttrice di #museion e curatrice della mostra.
In occasione della mostra di Korakrit Arunanondchai #museion porta l’arte fuori dal #museo: fino al 26/06 il video dell’artista “Painting with history in a room filled with men with funny names 2, 2557-2014sarà visibile nelle filiali dei negozi Maximilian di Bolzano, Brunico e Bressanone. La mostra è inoltre accompagnata da un ricco programma collaterale, che prevede, tra l’altro, un incontro con il direttore della Kunsthalle di Vienna Nicolaus Schafhausen (23/06) e un concerto nell’ambito del Südtirol Jazz Festival Alto Adige “Art meets Jazz (30/06).
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo trilingue (dt/ita/eng) con testi di Flora Katz, Letizia Ragaglia e Carol Yinghua Lu edito da Kaleidoskope.

Eventi collaterali
- Alto Adige, negozi Maximilian, proiezione del video Painting with history in a room filled with men with funny names 2, 2557-2014 dal 24/05 al 26/06/2016, 24h (Bolzano, Portici 16 ; Bressanone, Centro storico; Brunico, Via Centrale)

- il 23/06 ore 19 visita guidata alla mostra con Letizia Ragaglia (in lingua italiana) e ore 20 talk in mostra con Nicolaus Schafhausen, Direttore della Kunsthalle di Vienna sul ruolo della memoria nell’era della comunicazione digitale rispetto alla rappresentazione del passato, del presente e del futuro (in lingua tedesca).

-30/06, ore 18, Art meets Jazz: #museion ospita il Südtirol Jazz Festival Alto Adige con un concerto in mostra, a cui segue visita guidata all’esposizione con Letizia Ragaglia

INFO

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