Cookie Consent by Free Privacy Policy website 100 opere di Severini, 25 mai viste prima in Italia. Rimangono solo dieci giorni per vederle
giugno 24, 2016 - Fondazione Magnani-Rocca  

100 opere di Severini, 25 mai viste prima in Italia. Rimangono solo dieci giorni per vederle

Ultimissimi giorni per visitare una #mostra irripetibile che celebra la parabola artistica di #ginoseverini dal Divisionismo al Futurismo, dal Cubismo al Classicismo e racconta lo straordinario percorso dell’artista attraverso 100 opere tra dipinti e disegni di cui ben venticinque inedite, frutto di recenti scoperte, o mai esposte in Italia.

 

Capolavori mai visti come Il pulcinella malinconico (1932-33) proveniente in passato da una collezione privata di Amsterdam, la Nature morte à la mandoline et cactus (1945)appartenuta al filosofo Jacques Maritain. E poi il magnetico ritratto della marchesa De Seta (1937) una delle figure più affascinanti dell’epoca futurista, dipinto dato per disperso per diversi anni fino al suo recente ritrovamento.

 

Solo per questi ultimi giorni inoltre è possibile prenotare anche una speciale visita guidata che unisce il percorso della mostra SEVERINI l'emozione e la regola ad un itinerario alla scoperta dell’età di Maria Luigia tra gli arredi Neoclassici e stile Impero della Villa dei Capolavori. Visita la Fondazione Magnani Rocca


SEVERINI
L’EMOZIONE E LA REGOLA

19 marzo – 3 luglio 2016.
Mostra monografica dedicata al pittore #ginoseverini (Cortona 1883 – Parigi 1966).

Dal Divisionismo al Futurismo, dal Cubismo al Classicismo. Le stagioni creative di Severini alla Villa dei Capolavori in 100 opere, 25 inedite in Italia.

La #mostra presso la #fondazionemagnanirocca di Mamiano di Traversetolo (Parma) dal 19 marzo al 3 luglio 2016, a cura di Daniela Fonti e Stefano Roffi, intende celebrare l’intera attività di #ginoseverini – allievo di Giacomo Balla, al quale la Fondazione ha recentemente dedicato una #mostra di grande successo – non concentrandosi esclusivamente sul suo periodo di adesione al Futurismo e al Cubismo, cui sarebbero seguite, secondo alcune interpretazioni della critica, fasi interessanti ma non capitali per il linguaggio artistico del secolo XX; è infatti maturata la consapevolezza che il percorso artistico del pittore cortonese rappresenta fino alla fine, proprio nella sua articolazione e nella sua inquieta ricerca di “perfezione nella contemporaneità”, una perfetta parabola di protagonista del Novecento, attratto prima dalle rotture linguistiche dell’avanguardia e successivamente concentrato sulla ricerca di un equilibrio armonico, di ispirazione classica ma non vuotamente classicista, che caratterizzerà ogni successiva stagione, da quella, più rigorosa della misura aurea negli anni Venti e Trenta a quella pittoricamente più libera ed estroversa degli anni Quaranta, alle riprese neocubiste e neofuturiste dei Cinquanta e Sessanta.

Le stagioni di Gino Severini

L’esposizione prende spunto dalla presenza di due importanti opere di Severini nella collezione permanente della #fondazionemagnanirocca: la Danseuse articulée del 1915, capolavoro futurista, e la matissiana Natura morta con strumenti musicali, della prima metà degli anni quaranta, volute dal fondatore Luigi Magnani per il proprio tempio dell’Arte. Accanto a queste, vengono esposte circa cento opere, fra dipinti e lavori su carta di dimensioni importanti, fra cui alcuni studi preparatori che integrano significativamente la sequenza delle opere su tela o tavola. Sono ben venticinque le opere inedite, frutto di recenti scoperte, o mai esposte in Italia.

La #pittura di Severini, pur nelle sue diverse stagioni espressive, contraddistinte nella maturità da varie riprese di tematiche affrontate nella giovinezza, è caratterizzata da una sostanziale fedeltà ad alcuni soggetti, che emergono nei suoi esordi e che – variamente declinati nelle epoche dello sperimentalismo linguistico dell’avanguardia o nelle riprese del naturalismo – definiscono la personalità della sua creazione artistica. Un’esposizione tematica, dunque, articolata non in successione cronologica ma nella rivisitazione del tema centrale delle varie Sale che, affrontato in chiave prima divisionista, poi futurista e cubista, non cessa di essere un agente operativo anche nei decenni della maturità. Alcuni temi – che sono, significativamente, quelli caratteristici del Novecento pittorico italiano, sia sperimentalista che “classico” – sono stati così individuati:

Il Ritratto/la Maschera

Il ritratto emerge subito agli inizi del secolo nella fase divisionista e resta un soggetto importante anche nel periodo futurista (ritratti della moglie, delle cantanti del Varietà, della famiglia) e, limitatamente, in quello cubista. Il suo “trionfo” avviene però nella splendida produzione dei secondi anni Trenta, con la rimeditazione della grande produzione del ritratto romano. In quest’ambito si iscrive anche la prolungata attenzione al tema delle Maschere italiane che dal 1915-16 arriva fino agli ultimi giorni, tema al centro di tutta la produzione per Léonce Rosenberg e della decorazione ad affresco del Salottino di Montegufoni (1921-22), che anticipa di dieci anni la riscoperta della “pittura murale”.

La Danza

È il tema che più lo contraddistingue nella koiné futurista, e per il quale elabora decine di composizioni che dal primo carattere più descrittivo-cinetico (le ballerine dei café-chantant) approdano a una formulazione quasi astratta di natura cosmica, nelle serie splendida delle Espansioni della luce.

Alla figura danzante, tuttavia impegnata nel balletto classico, ritornerà poi alla fine dei Quaranta, in opere neocubiste e neopuntiniste con le quali è sempre presente nelle Biennali veneziane del dopoguerra.

Il Paesaggio e la Natura morta

Entrambi i temi sono presenti sia nella fase divisionista che in quelle futurista e cubista ma è soprattutto la natura morta che domina decenni di #pittura fino agli anni Cinquanta e Sessanta, come un soggetto d’elezione attraverso il quale analizzare il suo stesso sguardo rispetto alla restituzione delle forme del mondo.

La grande decorazione murale, di soggetto laico e religioso

Viene presentato un approfondimento dedicato alla grande decorazione murale che, in diversi periodi della vita e in risposta a diverse esigenze di carattere privato o di pubblica committenza, occupò l’attività del pittore in modo esclusivo. Della decorazione del Castello toscano di Montegufoni, che tuttora ospita l’incantevole Salottino delle Maschere musicanti (1921-1922), vengono proposti alcuni studi, come per la decorazione della Maison Rosenberg a Parigi (1928), oltre a studi e maquettes per le grandi commissioni degli anni Trenta/Quaranta.

Severini è poi fra i pochissimi artisti europei che abbia – in diversi decenni d’intenso lavoro – consapevolmente affrontato e risolto il tema della decorazione religiosa contemporanea, sfuggendo alle secche dell’ottocentismo più trito e innestando nella figurazione sacra le conquiste più meditate della #pittura del Novecento.

Il libro d’artista

Fleurs et masques del 1930 rappresenta il più alto contributo dato da Severini nel campo dell’arte del libro che proprio in quegli anni raggiungeva livelli ineguagliabili. Le tavole, splendidamente concepite e incise, ne fanno il più ammirato fra i libri d’artista del Novecento ed esemplificano il moto e l’arrivo della ricerca di Severini: è una suite musicale e teatrale, nella quale le geometrie delle nature morte sono accostate alle maschere della Commedia dell’arte, ai miti classici, alle rovine e alle maschere antiche, con l’altissimo risultato formale di una sorta di Déco metafisico.