Cookie Consent by Free Privacy Policy website CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia presenta la mostra di Francesco Jodice 'Panorama'
luglio 08, 2016 - CAMERA

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia presenta la mostra di Francesco Jodice 'Panorama'

CAMERA – Centro Italiano per la #fotografia, inaugurato lo scorso ottobre a #torino e al suo terzo progetto espositivo, presenta Panorama, prima ricognizione sulla carriera del fotografo e filmmaker #francescojodice (Napoli, 1967). La #mostra, a cura di Francesco Zanot, presenta la più ampia selezione di opere di Jodice mai raccolta in una singola esposizione ed esplora vent’anni del lavoro di questo artista eclettico il quale, proseguendo una propria investigazione dello scenario geopolitico contemporaneo e delle sue trasformazioni sociali e urbanistiche, utilizza tutti i linguaggi della contemporaneità, alternando #fotografia, video e installazioni. La #mostra sarà aperta al pubblico da mercoledì 11 maggio a domenica 14 agosto 2016.

Panorama racconta la processualità che anima il lavoro e la ricerca di #francescojodice: gli argomenti, le motivazioni e le riflessioni dietro la sua produzione permeano tutto l’impianto della #mostra, coinvolgendo lo spettatore con un allestimento che pone al centro le procedure da cui ogni opera prende vita, lasciando emergere tutto ciò che precede e dà forma al risultato finale. In equilibrio tra teoria e pratica, il modus operandi costituisce infatti una parte cruciale di ogni progetto di Jodice, esprimendo una serie di tensioni e significati che a volte si ritrovano nelle opere concluse, mentre altre ne caratterizzano soltanto i preliminari.
Il Panorama in #mostra non è quindi soltanto quello geopolitico, ma anche l'insieme delle metodologie sviluppate da Jodice, attraverso cui si delinea la sua ricerca. L'opera emerge dall'accumularsi di mappe, libri, ritagli di giornale, immagini di backstage, provini, interviste, filmati e molto altro, ora messi in #mostra su un tavolo modulare di oltre 40 metri lungo il corridoio di CAMERA. Si tratta di una specifica sezione-laboratorio che non è introduttiva alla #mostra o alle singole sale, ma è intesa come il motore dell’intera esposizione, alternandosi alla visione delle opere e avviando la riflessione dello spettatore su questioni fondamentali.
Per favorire una narrazione non lineare, ma fatta di intuizioni e deviazioni, le sale espositive sono messe in comunicazione con il corridoio tramite l’apertura di appositi varchi, privando il visitatore di un percorso prestabilito e lasciandolo libero di cogliere i rimandi tra le opere e i materiali, come un ospite a cui l’artista permetta di interagire nel suo atelier. Il progetto espositivo è a cura dell'Architetto Roberto Murgia.
Dalla vasta produzione di #francescojodice sono stati selezionati sei progetti paradigmatici che attraversano la sua carriera dagli esordi sino ai lavori più recenti, evidenziandone insieme la continuità e l’eclettismo. Una ricognizione che racconta tramite parole chiave un percorso ventennale che ha avuto come nuclei tematici la partecipazione, il networking, l’antropometria, lo storytelling e l’investigazione.
Temi ampi e complessi, ma parte della quotidianità per un viaggiatore instancabile come Jodice, che con la sua opera ci #mostra un mondo al contempo lontano e vicino. Le 150 diverse metropoli di What We Want, vero e proprio atlante fotografico sull’evoluzione del paesaggio sociale, iniziato nel 1996 e ancora in progress, hanno forse più similitudini che differenze, così come i cittadini pedinati di nascosto del progetto The Secret Traces (1997-2007) e i tre casi-studio di Citytellers (2006-2010), serie di film su alcuni emblematici contesti geopolitici globali.
Il lavoro Ritratti di classe (2005-2009) costituisce una sorta di carotaggio sullo stato della cultura e della società italiana al giorno d'oggi, risolto attraverso il canone standard della #fotografia scolastica di fine anno; The Room (2009-2016) afferma che si può imprigionare e raccontare un anno di vita del Paese attraverso pagine di quotidiani cancellate da uno strato di vernice nera, dove le poche parole risparmiate sono sufficienti a restituire la temperatura di un'intera epoca nel buio quasi totale della stanza.
Solid Sea (2002), progetto realizzato in collaborazione con il collettivo di ricerca territoriale Multiplicity originariamente presentato a Documenta 11 e qui riproposto in un allestimento concepito ad hoc per la #mostra, trasforma invece il Mar Mediterraneo in uno spazio solido e compatto, unico confine stabile in un'epoca segnata dai conflitti e dalle continue revisioni delle identità nazionali.

Panorama è una #mostra sull’opera di un artista il cui lavoro è strumento di documentazione, espressione e comprensione delle mutazioni degli scenari – immaginari e reali – del mondo contemporaneo e che restituisce all’arte il suo status di forma di impegno sociale.

La #mostra è accompagnata da una pubblicazione edita da Mousse: un volume di sole immagini e didascalie, con cui si vuole contemporaneamente presentare l'intera carriera di un artista e innescare una riflessione sulla forma editoriale del catalogo.

Si ringraziano per il prestito delle opere GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di #torino e 
Galleria Michela Rizzo di Venezia.


I progetti

What We Want, 1995-2016.
Il progetto What We Want è un atlante fotografico realizzato in 150 metropoli di tutto il globo. Le fotografie, realizzate a partire dalla metà degli anni ’90, indagano la capacità della collettività di alterare il paesaggio urbano, trasformandolo a immagine e somiglianza della propria idea di comunità.
Il paesaggio diviene quindi proiezione dei desideri della popolazione tramite l’accumulo infinito di azioni piccole e grandi che trasformano forma e significato dei luoghi. Il nuovo paesaggio urbano non è più comprensibile tramite un unico punto di vista: richiede uno sguardo diverso e un approccio multidisciplinare che includa la topografia, la #fotografia umanistica, l’arte concettuale, il montaggio e la scrittura.
Ogni #fotografia è affiancata a un breve testo di natura geopolitica, la cui trascrizione sulle pareti espositive viene affidata ai bambini della scuola media più vicina: un rito di iniziazione all’arte e all’impegno civile richiesto dalla società a ciascun individuo.


Ritratti di classe, 2005-2009.
Il progetto Ritratti di classe, portato avanti tra il 2005 e il 2009, è un album fotografico che ritrae gli studenti di alcune scuole elementari e medie di #torino, Vicenza, Ischia e Sassuolo. #francescojodice si è infatti sostituito ai fotografi incaricati di scattare la rituale foto di classe di fine anno e ha utilizzato questo canone tradizionale per catturare un’immagine dell’Italia futura.
Ripensando al Grand Tour, il lungo viaggio di formazione attraverso l’Europa intrapreso dai giovani nobili a partire dal XVII secolo e che aveva l’Italia come meta privilegiata, Jodice si chiede cosa sia rimasto di quel Paese ammirato in tutto il mondo e quale sia la direzione verso cui stiamo andando. L’artista guarda alle nuove generazioni, dando forma a un’antologia sull’Italia futura e ritraendo il “paesaggio umano” che erediterà il paesaggio italiano, ricostruendo in questo modo un’immagine dei cambiamenti culturali in corso.


Secret Traces, 1997-2007.
Secret Traces è una video-installazione sincronizzata su più schermi che indaga il senso di appartenenza alle comunità urbane. Si tratta di una serie di pedinamenti fotografici composti da centinaia di scatti “rubati” tramite una piccola camera nascosta in un marsupio e montati in fotoanimazione, mentre la traccia audio è registrata tramite un microfono direzionale. Ogni persona scelta da Jodice in ciascuna metropoli viene pedinata a sua insaputa nel percorso tra la sua abitazione e la sua destinazione, sconosciuta all’artista quanto allo spettatore.
Con Secret Traces, Jodice investiga il rito della quotidianità e sottolinea le sorprendenti similitudini riscontrabili persino in aree urbane molto distanti tra di loro. Una volta eliminato quello che ci rende simili, ciò che resta è difficilmente riassumibile e classificabile: cosa rende un abitante di Tokyo diverso da un abitante di New York?
Questa ricerca di un carattere connotativo e distintivo dei cittadini delle diverse metropoli globali è il tentativo di definire il rapporto tra la pietra e l’uomo, tra la persona e il luogo, in una narrazione che vede le “vite minime” al centro dell’obiettivo. 
Nell’installazione, composta da più schermi sui quali vengono proiettatti diversi pedinamenti, alcune persone chiudono simultaneamente la porta di casa e si avviano seguite dall’artista. Lo spettatore li accompagna nel loro percorso, comparando gesti e modi di usare la città.
Il passante scelto casualmente diventa il denominatore comune di ogni immagine: lentamente, l’attenzione di chi guarda si allontana dall’uomo o dalla donna seguiti e si concentra sulla realtà urbana che lo circonda, una nuvola di segni e segnali ai margini della figura umana chiamati New York, Buenos Aires, Bologna, Tokyo, Perth, Tarragona, Milano, Oostande, Kitakiushu, Rotterdam, Pristina…


Citytellers, 2006-2010.
Il progetto Citytellers è composto da una serie di tre film che indagano i mutamenti nelle maggiori megalopoli contemporanee, con particolare attenzione ai nuovi fenomeni sociali, politici, economici e religiosi. Jodice sceglie São Paulo, Aral e Dubai, tre diverse aree critiche della geopolitica internazionale, come pretesto per osservare le trasformazioni sociali su temi quali l’auto-organizzazione, i disastri ambientali o le nuove forme di schiavismo. I film catturano frammenti della vita quotidiana cittadina, filmati con uno stile che combina i fatti documentati con un taglio cinematografico narrativo.
I tre film di Jodice vestono in modo simulato la forma del documentario per costruire un sistema di vasi comunicanti tra #arte contemporanea e comunicazione di massa: i film sono allestiti simultaneamente negli spazi propri dell’arte (biennali, musei, fondazioni) e in quelli della comunicazione di massa (televisioni pubbliche, web, festival) allo scopo di produrre un travaso tra il pubblico dell’arte e quello generalista.
São Paulo (2006, 48’) è un film sulla metropoli brasiliana quale città-laboratorio del futuro e possibile prototipo di postmodernità. Nel film si alternano diverse storie e casi studio legati a fenomeni di auto-organizzazione, che avvengono per compensare la difficoltà di governare questa iper−città. Storie inimmaginabili di luoghi e persone, precorritrici di un nuovo modo di vivere.
Aral (2010, 48’) è un lavoro dedicato al Lago di Aral, al confine tra Uzbekistan e Kazakistan, scenario di uno dei peggiori disastri ecologici causati dall’uomo. La superficie del lago è drasticamente diminuita negli anni ’60 quando il corso dei suoi affluenti, i fiumi Amu Daria e Syr Darya, è stato alterato per fornire acqua alle zone agricole.
L’area è ora desertica e il fondale ormai secco del lago è un cimitero di barche da pesca arrugginite.
Dubai (2010, 57’) si concentra sulle contraddizioni di una metropoli costruita come una cattedrale nel deserto, spinta da uno sviluppo economico insostenibile. La facciata di paradiso del lusso e della ricchezza si scontra con una realtà urbana fatta anche di povertà e miseria, dove i lavoratori immigrati dall’Asia lavorano in condizioni disumane.


Solid Sea, 2002 (un progetto di Multiplicity, agenzia di ricerca territoriale fondata da Stefano Boeri, Maddalena Bregani, Francisca Insulza, #francescojodice, Giovanni La Varra, John Palmesino).
Francesco Jodice è tra i fondatori di Multiplicity, collettivo interdisciplinare di ricercatori internazionali nato nel 1999 con lo scopo di attivare un laboratorio di ricerca sulle trasformazioni socio-culturali di un dato territorio. Questo collettivo artistico composto da architetti, artisti, fotografi, giornalisti, film-maker, critici e altri professionisti ha presentato in occasione di DOCUMENTA 22 l’opera Solid Sea, dedicata al Mar Mediterraneo. Il Mare Nostrum, un tempo culla di culture differenti ma profondamente connesse tra di loro, luogo d’incontro di tradizioni e costumi, diventa in questo periodo di incertezza politica globale l’unico confine stabile in aree straziate dal conflitto, uno spazio che da liquido si fa solido e duro, una “terra” solcata da precise strade lungo le quali si muovono flussi di persone, merci, informazioni e denaro in un’atmosfera che è sempre meno quella dell’incontro e sempre più vicina a quella dello scontro.


The Room, 2009-2016.
The Room è un’installazione realizzata con pagine di quotidiani cancellati da una vernice nera che lascia scoperta e leggibile una sola frase, non sempre di senso compiuto. La “stanza” è interamente rivestita dal frottage di giornali e il caleidoscopio costituito dalle centinaia di frasi diventa un’istantanea del Paese, una #fotografia, realizzata attraverso le parole e non più con le immagini, degli umori dell’Italia di oggi. The Room è un mosaico di notizie che emergono dal buio di una stanza illuminata solo da una lampadina, simbolo di un contesto dove l’informazione, il sapere e la consapevolezza di ciò che ci accade intorno sembrano essere scomparsi e si perde la possibilità di capire dove siamo e cosa siamo diventati.


Francesco Jodice

Francesco Jodice è nato a Napoli nel 1967. Vive a Milano. La sua ricerca artistica indaga i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo con particolare attenzione ai nuovi fenomeni di antropologia urbana. I suoi progetti mirano alla costruzione di un terreno comune tra #arte e geopolitiche proponendo la pratica dell’arte come poetica civile.
È docente di #fotografia presso il Master in Photography and Visual Design organizzato da NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, Milano, e tiene un corso di Antropologia Urbana Visuale presso il Biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali dello stesso istituto. È stato tra i fondatori dei collettivi Multiplicity e Zapruder. Ha partecipato alla Documenta, la Biennale di Venezia, la Biennale di Saõ Paulo, alla Triennale dell’ICP di New York e ha esposto alla Tate Modern, al Castello di Rivoli e al Prado.
Tra i progetti principali l’atlante fotografico What We Want, l’archivio di pedinamenti urbani Secret Traces e la trilogia di film sulle nuove forme di urbanesimo Citytellers.
Le sue ultime personali comprendono: American Recordings, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, #torino, 2015; Weird Tales, Galleria Michela Rizzo-Palazzo Fortuny, Venezia, 2015; Cronache, Galleria Umberto Di Marino, Napoli, 2015; La notte del Drive In: Milano spara, ex fabbrica Alfa Romeo, Milano, 2013; #francescojodice, Podbielski Contemporary, Berlino, 2013; Citytellers, messa in onda, Cinema Giorgione, Venezia, 2012; Umea – Spectaculum Spectatoris, Bildmuseet, Umea, Svezia, 2012; #francescojodice, Galleria Michela Rizzo, Venezia, 2012; Prado – Spectaculum Spectatoris, QAGOMA – Queensland Art Gallery, Brisbane, Stati Uniti, 2012.


CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ha aperto a #torino il 1° ottobre 2015.
Il progetto nasce dalla volontà di dotare l’Italia di un Centro dedicato alla #fotografia come forma di linguaggio, di documentazione e di espressione artistica, con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la #fotografia italiana in un dialogo permanente e creativo con le esperienze internazionali.
Mediante studi, sperimentazioni e attività dedicate alla #fotografia, l’offerta culturale di CAMERA vuole stimolare il confronto, suscitare domande e approfondire il racconto della realtà attraverso le immagini. Il linguaggio della #fotografia sarà studiato in ogni sua forma in modo trasversale e i risultati messi in #mostra senza eccezioni di genere o funzione.
CAMERA promuove una rete internazionale di individualità e istituzioni, la cui collaborazione è volta a sviluppare nuovi progetti che portino l’esperienza e le molteplici potenzialità della #fotografia a un pubblico ampio ed eterogeneo.
La sede – 2000 mq – si trova in Via delle Rosine 18, all’interno del complesso di proprietà dell’Opera Munifica Istruzione denominato Isolato di Santa Pelagia, nell’edificio in cui fu aperta la prima scuola pubblica del Regno d’Italia.


Informazioni pratiche

Mostra principale
Panorama
Di Francesco Jodice
A cura di Francesco Zanot
Dall’11 maggio al 14 agosto 2016

Progetto espositivo collaterale
Edward Weston. Il corpo e la linea
Ritratti di Edward Weston e disegni dei Minimalisti americani
Dalla collezione di Philip e Rosella Rolla
Dall’11 maggio al 14 agosto 2016.

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18 , 10123 - Torino
www.camera.to |camera@camera.to

FB/ CameraCentroItalianoFotografia

Instagram camera_torino

Twitter @Camera_Torino
CAMERAtorino

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