Cookie Consent by Free Privacy Policy website Immagini inaugurazione mostra "Salvatore Garau. carte e tele 1993/2015" | Museo Nazionale della Repubblica, Brasilia sino al 4 Dicembre 2016
novembre 14, 2016 - Museo della Repubblica di Brasilia

Immagini inaugurazione mostra "Salvatore Garau. carte e tele 1993/2015" | Museo Nazionale della Repubblica, Brasilia sino al 4 Dicembre 2016

Carte e tele, 1993/2015” è il titolo della nuova #mostra dell’artista sardo Salvatore Garau, inaugurata l’8 novembre  al Museo Nazionale  della Repubblica a Brasilia e aperta al pubblico sino al prossimo 4 dicembre 2016

L’esposizione, realizzata in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia di Brasilia, il Governo di Brasilia e l’Istituto Italiano di Cultura di San Paolo, presenta sessanta carte, metà delle quali  mai esposte, raccolte in due album di trenta lavori ognuno, realizzati a vent’anni di distanza l’uno dall’altro, e in mezzo otto grandi tele che sintetizzano il passaggio dell’artista dal bianco e nero al colore.

 LE CARTE

“Un giorno capita che apri un cassetto, prendi in mano un album di carte dipinte con smalto e grafite oltre venti anni prima  e mai esposte, e non tu, ma loro, cominciano a sussurrarti che è giunto il momento di uscire dallo studio, finalmente mostrarsi”.

 Il primo album di carte (serie “Sculture sul limitare”, cm 24x33, 1993) è composto  di trenta piccoli lavori con una scultura disegnata a ridosso del margine della superficie della carta, sul limite estremo dopo il quale l'avventura continua anche se non possiamo vederla, dove la scultura fa appena in tempo ad affacciarsi, e chi l'ha costruita si è già dileguato ma ne sentiamo il lavoro. “Sculture” immobili disegnate minuziosamente con grafite a contrasto col paesaggio, in continuo mutamento, sul quale sono posate.

 Il secondo album di carte (serie “Rosso Wagner”, cm 40x30, 2013) è composto da altri trenta lavori dove il rosso porpora e l'argento si materializzano non  più utilizzando il “minerale” della grafite ma il “lucido” dell'alluminio. Carte nate col sostegno, dapprima segreto e poi imperioso, della musica di Wagner che ha aiutato a creare un mondo passionale di contrasti caldi e freddi; contrasti violenti in una fusione dolce  che nel cinema la chiameremmo dissolvenza: morbido ingresso di altro e morbida scomparsa di ciò che già c'era. I colori non asciugano, ma si fondono insieme nell'atto della #pittura, archetipo di un matrimonio che non crea traumi.

 LE GRANDI TELE

“Non c'è differenza tra grandi e piccole superfici se non per la fisicità nell'atto del dipingerle. Su una grande tela si muove tutto il corpo, la schiena dev’essere forte, i movimenti veloci e i muscoli agili. Su una piccola superficie sono seduto e solo le mani compiono i gesti. Il pensiero dello spazio che rimbomba in testa è  lo stesso: un uguale riverbero dell'immenso, infinito anche nel piccolo”.

 

Le “Sculture” disegnate con grafite e acrilico tagliano la superficie anche al centro della grande tela, dettando la prospettiva e quindi lo spazio, nel quale l’artista è immerso lavorando dall’interno.

Delle otto tele presenti a #brasilia, realizzate tra il 2003 e il 2015 e che raccontano in maniera quasi viscerale il passaggio dal bianco e nero al colore, in una sola di esse, anche se di sfuggita, una traccia tangibile della presenza fisica di un uomo: “Mantello rosso che abbandona la scultura” (2007). Il mantello è trascinato via da una mano che non c’è, nell'atto in cui sta appena scoprendo la scultura.