Decimo e conclusivo incontro con il duo Luciani-Motterle
per il ciclo dedicato alle Sonate del Genio di Bonn
Arriva all’epilogo, col decimo #concerto, il percorso tracciato dal duo composto da #fulvioluciani (violino) e Massimiliano Motterle (pianoforte) per laVerdi, dedicato alle Sonate per pianoforte e violino di Beethoven. Appuntamento Domenica 18 Dicembre (ore 11.30), al M.A.C. in piazza Tito Lucrezio Caro 1. In locandina: Berg,Concerto “alla memoria di un angelo” op. 35; Beethoven,Sonata n. 9 op. 47 “A Kreutzer”.
Lasciamo la parola ai musicisti, che ci accompagnano all’ascolto:
“Bisognava ascoltarla per tutta una vita, poi studiarla, suonarla, registrarla e finalmente riascoltarsi, per capire che la Sonata a Kreutzer è un’opera tutt’altro che risolta. ‘Sonata per il Pianoforte ed un Violino obligato, scritta in uno stile molto concertante, quasi come d'un concerto’, recita il frontespizio, a reclamare di aver volutamente forzato i confini della #musica da camera, nemmeno fosse un atto di eroismo, ma senza dire che ciò vale per il solo primo movimento, molto meno per il secondo e niente affatto per il terzo, che poiché non c’era il tempo di scrivere un finale fu espiantato pari pari dalla Sonata n. 6, forse la più innocente e la più rivolta al passato, dunque al fondo della strada ma dalla parte opposta. Chissà perché, non avendoci pensato mai, a riascoltarci ho avuto la sensazione che per noi la Kreutzer sia così: una Sonata con un primo tempo che grida forte e mostra i muscoli, un secondo che approfitta - con malizia - di quel necessario riposo dopo tanto impegno, un terzo che alla fine è quasi un intruso ma è forse il più in equilibrio tra quel che vuol mostrare e quel che è veramente. Chissà come sarebbe stata la Sonata n. 6 con il Finale che le è stato rubato. Chissà come sarebbe stato il Finale della Kreutzer se le fosse stato scritto. Chissà se sarebbe stata ugualmente così famosa, e l’altra così negletta. Così, raccolta la provocazione della #musica da camera che aspira alla dimensione del #concerto, le abbiamo specularmente accostato un #concerto ridotto alla dimensione da camera, secondo una prassi che era normale fino a poco fa. Si tratta del meraviglioso #concerto di Berg, che le proprie contraddizioni le vive nella lingua in cui è scritto, una lingua impura, in cui convivono senso tonale e lingua dodecafonica, e nuovo e antico si confondono. Non poteva che essere così, ancora una volta: l’ultima stazione raggiunta dal nostro viaggio non pacifica le tensioni e non ci consegna una risposta. Chi decide di viaggiare lo fa per il viaggio, appunto, non per la meta. E chi capisce di non sapere lo capisce sempre più man mano impara. Non siamo arrivati”.
Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare
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