La #fondazionefedericagalli, in occasione di MuseoCity 2018, è lieta di presentare la prossima #mostra che verrà dedicata ad un protagonista di spicco dell’arte incisoria contemporanea, #francofanelli, artista incisore la cui opera sorprende per attualità e originalità. Qualità che il Maestro piemontese riesce a esprimere senza discostarsi dai fondamenti della calcografia tradizionale e pur attingendo a una profonda ricerca umanistica, risultato di studi e passioni personali.
Franco Fanelli ha il dono di saper controllare il segno incisorio offrendoci di volta in volta atmosfere raffinate e potenti, senza che l’una prevarichi sull’altra.
Un equilibrio perfetto, alchemico, frutto di un talento innato.
E se alcune delle tredici acqueforti esposte sono di suggestione piranesiana, è proprio con esse che #francofanelli racconta di un passato inedito e un presente futuribile: sono visioni sconosciute ma familiari dove ci si trova catapultati in giochi di rimandi ed echi che attraversano i secoli e i continenti, nei quali si può imparare a perdersi, ritrovandosi.
Sono paesaggi letterari dell’anima, dove il tratto materico, la difficoltà nell’orientarsi, le infinite prospettive aprono a mondi epici e contemporanei allo stesso tempo: la capacità di #francofanelli di creare soggetti immobili e quasi eterni contrasta con suo percorso creativo che, invece, è fatto di prove, studi, ripensamenti.
Alla #fondazionefedericagalli sono esposte incisioni dedicate a un tema centrale nella ricerca incisoria di Fanelli, vale a dire la compresenza e l'osmosi tra memoria geologica e memoria archeologica, laddove manufatti di ambigua datazione sembrano radicati nelle profondità di rocce, cave e ghiacciai
“So da dove parto” dichiara l’artista, “ma non so dove, quando e se arriverò”.
E’ questa forse la chiave per la comprensione della sua opera, fatta di sostanza scura, tellurica: una materia difficile, a tratti ostile, che viene domata con la volontà della tecnica e dell’immaginazione, in cui la voce della letteratura si insinua come linfa vitale, per far germogliare tavole di una bellezza terrifica, in cui per esempio un babbuino riesce a muoversi, in uno spazio indefinito, con regalità e nobiltà.
I rimandi alle Sibille, a ciò che viene detto ma soprattutto non detto, e quindi interpretato: Fanelli offre visi (come nella serie dei Neri) la cui ieraticità scava nel profondo, lasciando più dubbi che risposte, rendendo attuale un’iconografia quasi primordiale.
Franco Fanelli, Atlante. Cinocefala I, 2009,Acquaforte e vernice molle su zinco, mm. 650 x 500
Franco Fanelli, Cumana, 1987-88, acquaforte, vernice molle, bulino e puntasecca su rame, mm 700x500
Franco Fanelli, Il sogno dell'archeologo IV (Edipo e la Sfinge), 2017, Acquaforte e puntasecca su rame, mm.705 x 530
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