Cookie Consent by Free Privacy Policy website Il Padiglione dell’Ungheria alla 58esima Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia
september 21, 2019 - Ludwig Museum

Il Padiglione dell’Ungheria alla 58esima Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia

Il Padiglione dell’Ungheria alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte La #biennale di Venezia 

Tamás Waliczky: Fotocamere immaginarie 

Commissario nazionale: Julia Fabényi
Curatore: Zsuzsanna Szegedy-Maszák
Organizzatore: #museo Ludwig – #museo d’arte contemporanea, Budapest 

Il tema ricorrente dell’artista è la mappatura della visione umana, raggiungendo risultati internazionali significativi nell’ambito del new media art. La rappresentazione spaziale del tempo, la rappresentazione futuristicamente analoga della realtà aumentata e l’esame di distorsioni ottiche hanno svolto un ruolo centrale anche nelle sue opere precedenti. 

La nostra visione che si evolve nel corso della nostra vita, profondamente radicata nella nostra cultura, definisce fortemente ciò che ci riguarda come una fedele interpre- tazione del nostro mondo; e queste immagini incidono nel senso opposto e sembrano confermare la nostra visione sul piano culturale. Le tecniche varie in grado di registrare immagini, inventate e diffuse nell’arco dei due secoli precedenti – come anche il com- puter – influenzano continuamente, formano la visione umana, manipolano la nostra idea del mondo. 

La #mostra di Waliczky, Fotocamere immaginarie, inverte questo rapporto, dimostrando come, nel corso della creazione di un nuovo apparecchio, la visione del mondo dell’in- ventore spesso predetermina il meccanismo dell’apparecchiatura e il carattere delle im- magini che essa può restituire. Le 23 macchine inventante da Waliczky, costruite in modo curato – fotocamere, proiettori, visualizzatori –, ci rivelano con meccanismi analogici l’immagine creata della realtà e le sue interpretazioni alternative, così come allo stesso tempo dissolvono l’opposizione tra il vedere e il sapere, e tra la visione del computer e quella umana. I design e i meccanismi precisi degli apparecchi fanno riferimenti alle fotocamere dei periodi precedenti. Le limitazioni inerenti a questi meccanismi, compresi elementi di imprevedibilità (contrariamente agli stracontrollati, strasviluppati sistemi di imaging istantaneo di oggi), hanno un effetto liberatorio sull’artista. Con le sue foto- camere fittizie, Waliczky non cerca di creare una realtà virtuale apparentemente plausi- bile, piuttosto attira l’attenzione sull’esistenza di differenti modi di vedere. 

I modelli delle fotocamere, i cui meccanismi operano attraverso principi analogici ma precedentemente progettati con software digitali, sono in #mostra in 23 lightbox. Oltre a queste rappresentazioni statiche, animazioni e un’installazione digitale interattiva si presentano le modalità con cui questi apparecchi, i quali potrebbero essere effetti- vamente costruiti, verrebbero utilizzati. Per quanto riguarda il genere di immagini che queste fotocamere di ingegno potrebbero realizzare, l’artista si affida all’immaginazione dell’osservatore. 

www.ludwigmuseum.hu