Cookie Consent by Free Privacy Policy website Marco Bagnoli, 'Cinquantasei nomi (1999-2000)'. Conversazione con l'artista al Castello di Rivoli
september 21, 2020 - Castello di Rivoli

Marco Bagnoli, 'Cinquantasei nomi (1999-2000)'. Conversazione con l'artista al Castello di Rivoli


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Marco Bagnoli. Cinquantasei nomi (1999-2000)

Incontro con Marcella Beccaria, l’artista e Pier Luigi Tazzi

Sabato 19 settembre 2020, ore 17.30

Piazzale del Castello e Teatro


Il #castellodirivoli #museo d’Arte Contemporanea organizza sabato 19 settembre dalle ore 17.30 la presentazione della fontana di #marcobagnoli Cinquantasei nomi (1999-2000). Alle 18.00 segue la conversazione tra Marcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del #museo, l’artista #marcobagnoli e Pier Luigi Tazzi, curatore dell’Atelier #marcobagnoli.


L’artista accoglierà il pubblico di fronte alla sua opera – allestita all’esterno del Castello nell’antica vasca decagonale eseguita nel 1868 per celebrare l’inaugurazione dell’acquedotto della città di Rivoli – leggendo alcuni suoi scritti. La fontana, dalle cui 56 canne simili ai sottili fusti del bambù e alte cinque metri zampilla l’acqua, sono dipinte in blu e rosso e sono state realizzate in alluminio anodizzato con la sofisticata tecnologia del “polistirene perduto” (lost foam) che riprende in chiave contemporanea l’antico metodo della “cera perduta”, utilizzato per produrre le statue in bronzo.


“L’opera ideata da Bagnoli”, afferma Marcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del #museo, “si compone di canne disposte a ‘quinconce’, la configurazione a file parallele sfalsate di mezzo passo, simile al numero cinque nei dadi. Unità di misura adottata sin dal tempo degli antichi romani, il quinconce, in latino quincunx, corrisponde alla frazione 5/12, come indicato dalla parola stessa formata da quinque ‘cinque’ e uncia ‘oncia’, sottomultiplo che propriamente rappresenta la dodicesima parte di un’unità. Graficamente, il quinconce è dato dal ‘V’, cinque in latino, duplicato e capovolto all’angolo, così da formare la lettera ‘X’. Tuttora adottato in arboricoltura per disporre varie tipologie di piantagioni, lo schema geometrico del quinconce è riconducibile all’antichità più remota. Già usato secondo alcune ipotesi nei giardini di Babilonia e forse da Noè dopo il diluvio, il quinconce potrebbe persino discendere dalla disposizione delle piante nel Paradiso, che significa appunto giardino. Scientificamente, il quinconce è riscontrabile nella struttura di foglie, fiori e semi di numerose specie arboree. Applicazioni del quinconce comprendono la disposizione dei corpi militari presso i macedoni, i greci e i romani, e sono anche rintracciabili in alcune antiche strutture urbane, in architettura, in giochi a scacchiera, per arrivare al labirinto di Creta, come raccontato da Sir Thomas Browne in The Garden of Cyrus (Il giardino di Ciro), erudito testo sull’argomento pubblicato nel 1658. Intenzionalmente, l’opera di Bagnoli abbraccia la vertigine di questi infiniti riferimenti e la figura a X che struttura l’opera può essere interpretata in relazione alla formula SPAZIO X TEMPO che riassume l’intera ricerca dell’artista”.


L’evento proseguirà alle 18.00 nel Teatro del #museo dove Marcella Beccaria converserà con #marcobagnoli approfondendo le tematiche alla base della sua ricerca artistica e di Cinquantasei nomi, anche in relazione alle opere parte della Collezione permanente del #museo. Nel corso dell’incontro Bagnoli leggerà alcuni scritti, mentre Pier Luigi Tazzi presenterà l’Atelier #marcobagnoli a Montelupo Fiorentino, che ospita permanentemente le opere e l’archivio dell’artista, condividendo immagini poetiche realizzate dall’artista medesimo durante il recente lockdown.



Parte della Collezione permanente del #museo, Cinquantasei nomi è stata allestita per la prima volta al Castello nel giugno del 2000 su commissione dell’allora Direttore Ida Gianelli e prodotta con il contributo di Dongo S.p.A. L’attuale restauro è reso possibile grazie al sostegno di Seda Group e Gianfranco D’Amato.






Biografia


Marco Bagnoli, di formazione scientifica e con una laurea in chimica, si impone nella seconda metà degli anni ‘70 e da allora la sua presenza nel panorama artistico internazionale è costante. Basti pensare alle sue partecipazioni alla Biennale di Venezia (1982, 1986, 1997), a documenta di Kassel (1982, 1992) e al Sonsbeek di Arnhem (1986); alle sue personali presso prestigiose istituzioni artistiche quali De Appel, Amsterdam (1980 e 1984), Centre d’Art Contemporain Genève (1985), Musée Saint-Pierre Art contemporain, Lyon (1987), Magasin, Centre National d’Art Contemporain, Grenoble (1991), #castellodirivoli (1992), Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (1995), IVAM, Centre del Carme, Valencia (2000), České Muzeum Výtvarných Umění, Praha (2009), Madre, #museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli (2015); ai suoi passaggi in grandi musei, dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma al Centre Georges Pompidou di Parigi.

Nel 1981 occupa con una grande #installazione la Villa Medicea La Ferdinanda di Artimino, e da lì in poi inizia una serie di interventi in architetture importanti spiritualmente e storicamente, come, a Firenze, la Cappella Pazzi (1984), la Sala Ottagonale della Fortezza da Basso (1989), l’Abbazia di San Miniato al Monte (1992, 1994, 2012, 2018/2019), il Forte di Belvedere (2003, 2017), il Giardino di Boboli (2013), la Stazione Leopolda (2014).

Opere di Bagnoli sono nelle collezioni del MAC Lyon dal 1987, del Centro Pecci di Prato dal 1988, del #castellodirivoli dal 1992, della Collezione Longo a Cassino dal 1994, della Fattoria di Montellori a Fucecchio dal 2011, del Garrison Art Center dal 2013 e del Magazzino Italian Art dal 2017, ambedue nello stato di New York, del #museo MADRE di Napoli dal 2016, della GAM di #torino dal 2019.

Dal 1976 varie opere di Bagnoli sono installate permanentemente nel centro storico, a Palazzo Durini e nella Piantagione Paradise, di Bolognano, Pescara.

Dal 2007 Ascolta il flauto di canna, 1985-2007, e Dacché sia notte, entra, 2007, sono nel parco di Villa La Magia a Quarrata.

Dal 2010 Amore e Psiche, 2010, è nel Parco Mediceo di Pratolino a Vaglia. Dal 2013 Immacolata concezione, 2011, è installata all’interno della filiale di ChiantiBanca in Piazza del Duomo a Firenze.

Da febbraio 2018 la fontana Lʼanello mancante alla catena che non cè, 1989-2017, è in piazza Ciardi a Prato.

A giugno 2020 è stata reinstallata, dopo il restauro, la fontana Cinquantasei nomi, 1999-2000, in prossimità dell’ingresso al #castellodirivoli.

Sempre da giugno 2020 Come figura di arciere,1993 - 2019, è nel Molo E dell’Aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.

Il 5 maggio 2017 si è aperto a Montelupo Fiorentino l’Atelier #marcobagnoli, uno spazio multifunzionale, che l’artista concepisce nel suo insieme come un’opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk), e che, fra l’altro, accoglie un’esposizione temporanea in continua mutazione di sue opere a partire dal 1972 al momento attuale, a cura di Pier Luigi Tazzi.

Nel 2018 è stato pubblicato Germano Celant, #marcobagnoli, Skira, Milano, una monografia curata da Celant, a cui si deve anche il saggio introduttivo, costituita da una cronologia firmata dallo stesso Celant unitamente ad Antonella Soldaini, e che include testi e memorie dell’artista, dove si analizza e documenta il percorso artistico di Bagnoli.

www.castellodirivoli.org