Cookie Consent by Free Privacy Policy website Capolavori della scultura buddhista giapponese. In mostra 21 opere dal periodo Asuka al periodo Kamakura (VIII-XIV secolo)
luglio 20, 2016 - Musei Civici Roma

Capolavori della scultura buddhista giapponese. In mostra 21 opere dal periodo Asuka al periodo Kamakura (VIII-XIV secolo)

Dal 29 luglio al 4 settembre 2016 alle Scuderie del Quirinale di Roma
Capolavori della #scultura buddhista giapponese
In #mostra 21 opere dal periodo Asuka al periodo Kamakura (VIII-XIV secolo)

È, quello giapponese della #scultura lignea buddhista, un vertice dell’ #arte assoluto e questo punto è
determinante per cercare una piena comprensione di questa stagione lunga e gloriosa di cui ancora molto resta a documentare una storia che ha ancora molto da insegnarci.
Claudio Strinati

Dal 29 luglio si apre alle Scuderie del Quirinale di #roma la #mostra “Capolavori della #scultura buddhista giapponese”, promossa da #roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale, organizzata dal Bunkachō (Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone) con l’Azienda Speciale Palaexpo e con il supporto di #mondomostre. L’esposizione è a cura del prof. Takeo Oku, specialista delle proprietà culturali del Bunkachō, e con la collaborazione dell'Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione, Dipartimento di Scienze dell'Educazione. Il Comitato scientifico è composto da Hidemichi Tanaka, Francesco Lizzani, Raffaele Milani, Laura Ricca, Claudio Strinati. L’esposizione gode dell’alto patronato del Presidente della Repubblica.

Ventuno opere summe (per un totale di 35 pezzi), che spaziano dal periodo Asuka (VII-VIII secolo) al periodo Kamakura (1185-1333), saranno esposte per la prima volta in Italia così che si possa finalmente apprezzare questa parte della produzione artistica antica giapponese. Tradizionalmente considerate come immagini di culto, sono difficilmente trasportabili, e anche in Giappone non sono facilmente accessibili, perché esposte nella semioscurità di templi, santuari, o protetti in collezioni di grandi musei nazionali.

La #scultura lignea è stata fiorente anche nella nostra tradizione occidentale, tuttavia, va messo in evidenza come nel caso della #scultura buddhista sia questa la tecnica suprema, che consentiva agli scultori una espressività senza confronto con qualunque altra stagione dell’ #arte universale. Sono opere che ci parlano di una cultura solidissima nelle sue affermazioni e di una potenza creativa formidabile, che assumono per lo spettatore italiano il significato di un incontro e un dialogo serrato e diretto: ogni statua richiama stati di consapevolezza e sentimenti diversi, come la meditazione e l’azione, la quiete o l’ira, la comprensione o la paura. Nessuno, che abbia attenzione e sensibilità verso l’arte, può rimanere esonerato da un confronto con tali capolavori, che nasce spontaneo, a dimostrazione che l’arte è un linguaggio universale che supera i confini della cultura che la genera.
La #scultura buddhista, insieme alla scrittura e agli insegnamenti buddhisti, fu introdotta in Giappone attraverso la penisola coreana dalla Cina tra il VI e il VII secolo; a partire dal X secolo conobbe uno sviluppo sempre più originale rispetto ai modelli continentali, sia nei temi che nelle forme, trovando il suo culmine nell’arte del tardo periodo Heian (794-1185), l’epoca della corte imperiale di Kyoto, che esaltò la grazia come supremo valore espressivo utilizzando il legno come materia prima; in seguito, con la vittoria del potere militare sulla corte a partire dall’epoca Kamakura (1185-1333), si affermò una #scultura realistica e vigorosa, essenziale nelle forme, che ben rispondeva agli ideali samuraici e alla filosofia legata al buddhismo zen che allora andò diffondendosi: una ricchezza che rende la #scultura di quest’epoca la summa di tutta la #scultura giapponese.

La ricerca spirituale è una delle caratteristiche fondamentali dell’estetica giapponese e nel caso della #scultura, il risultato è particolarmente evidente. Le opere scultoree presenti in #mostra esprimono scuole di buddhismo e insegnamenti differenti, sono legate alla funzione rituale e allo stile del tempio che le ospita, richiamando caratteristiche ed emozioni diverse a seconda della figura rappresentata: la calma e semplicità estreme, il sorriso che affiora sul volto enigmatico del Buddha assiso in meditazione; la ricchezza di vesti, acconciature, gioielli e l’eleganza dei bodhisattva che lo assistono, ancora legati alla moda di principi indiani, loro area di origine, il realismo e la vividezza espressiva di figure di maestri e patriarchi che hanno insegato, diffuso, supportato il buddhismo nelle diverse epoche.
Il buddhismo iniziò a diffondersi in Giappone proprio attraverso le immagini scultoree, pittoriche e calligrafiche importate dal continente e ciò rappresentò una novità, oltre che una rivoluzione, poiché fino a quel momento erano i kami, le divinità dello shintoismo, le uniche figure sacre presenti in Giappone che non necessitavano di essere rappresentate visivamente.
Il buddhismo portò con sé caratteri ed elementi indiani, cinesi, coreani che poco alla volta col supporto politico di grandi statisti e uomini di potere si affermarono nell’arcipelago fino a unirsi in forme sincretistiche con lo shintoismo primigenio e a rendere necessaria la scrittura sacra che differenziasse le due grandi filosofie.
Come scriveva Henri Focillon più di un secolo fa “La storia del genio giapponese è un lungo omaggio agli dèi dell'Asia e a formule etiche che furono le sue educatrici e, al contempo,uno sforzo incessante per trattare in modo personale queste formule. Per quanto salda e risoluta sia stata la sua decisione di venire a scuola dall'Occidente e per quanto possano essersi sviluppate le sue facoltà critiche, il Giappone moderno, come il Giappone di una volta, si conserva in virtù di un'armatura religiosa costituita, da secoli, da diversi elementi riuniti. Un certa concezione dell'universo, espressa da riti di grande fascino, associa strettamente l'uomo alla natura e l'uomo alla comunità.”
Oggi i giapponesi si dice “nascano shintoisti e muoiano buddhisti”, il che la dice lunga sulla capacità unica giapponese di assorbire e ridare forma nuova e originale a tutto ciò che proviene dall’esterno.

La #mostra si inserisce in un vasto programma di eventi che rappresenteranno il mondo culturale e tecnologico del Giappone in Italia per tutto il 2016: grandi mostre d’arte, performance teatrali di burattini (bunraku) e della grande tradizione del Nō, concerti e spettacoli di danza moderni e tradizionali, rassegne cinematografiche, eventi d’architettura e design, e poi fumetto, letteratura, sport e molto altro ancora. L’occasione è la celebrazione del 150° anniversario del primo Trattato di Amicizia e Commercio, firmato il 25 agosto 1866, tra Italia e Giappone, che diede inizio ai rapporti diplomatici tra i due Paesi.

Il 2016 sarà anche l’occasione per approfondire gli scambi culturali, economici, politici, sociali tra il nostro Paese e il Giappone. Un fitto programma di eventi e celebrazioni, selezionati in Italia dal Comitato per il coordinamento del 150° Anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia, con la preziosa collaborazione di tante realtà pubbliche e private, tra cui l’Ambasciata del Giappone in Italia, il Consolato Generale del Giappone a Milano, l’Istituto Giapponese di Cultura a #roma, Mondo Mostre Skira, l’Università degli Studi di Milano e molte altre, dacché, come auspica l’Ambasciatore Kazuyoshi Umemoto: “attraverso iniziative di interscambio che spazieranno negli ambiti più diversi, quali politica, economia, cultura, scienza e tecnologia, turismo e istruzione, la reciproca comprensione tra i due Paesi e tra le rispettive cittadinanze possa andare incontro ad un ulteriore progresso, e che questa sia l'occasione per il dischiudersi di nuove prospettive per le relazioni bilaterali. Le relazioni tra due Paesi in ultima analisi non sono che rapporti tra esseri umani”.