Cookie Consent by Free Privacy Policy website Al Complesso del Vittoriano - Ala Brasini una grande mostra dedicata a Edward Hopper
settembre 30, 2016 - Il vittoriano

Al Complesso del Vittoriano - Ala Brasini una grande mostra dedicata a Edward Hopper

Al Complesso del Vittoriano - Ala Brasini dal 1 ottobre 2016 al 12 febbraio 2017 una grande #mostra dedicata a #edwardhopper, icona dell’arte americana del XX Secolo, amatissimo dal grande pubblico.
La #mostra è suddivisa in sei sezioni: ritratti e paesaggi, disegni preparatori, incisioni e olii, acquerelli e immancabili immagini di donne, sono tutti i protagonisti della retrospettiva romana. Narrando l’incredibile potenzialità dell'esperienza quotidiana che caratterizzò la sua opera, l’esposizione vuole essere una vera e propria “cifra hopperiana”, ereditata in molteplici campi dell’espressione visiva che hanno reso i suoi quadri poster, copertine di libri e citazione cinematografiche.
Sfuggente e raffinato, poco avvezzo alla frequentazione del mondo dell’arte ma allo stesso tempo popolare, riconosciuto e amatissimo, #edwardhopper si distingue e si rende riconoscibile per la sua capacità di fotografare e trasformare in quadri i tratti e i modelli del mito americano.
Ieri come oggi amato da diverse categorie di appassionati, nonostante - o forse proprio per questo - nella sua lunga carriera abbia perseguito una posizione fortemente “anti-avanguardista”.
Nelle sue tele c’è la frenesia di una ricerca del nuovo, quello dei bar di notte, delle strade desolate senza un’anima viva, delle pompe di benzina e dei paesaggi di campagna che egli stesso raccontò mettendo in discussione il sogno americano e indicando la strada di una rinascita oltre a quella della conquista di una esistenza più consapevole.
Le prime sezioni illustrano le opere del periodo accademico e gli schizzi inondati di luce e le opere del periodo parigino. Capolavori come Night Shadows (1921) ed Evening Wind (1921) mettono in evidenza la sua tecnica elegante e quel “senso di incredibile potenzialità dell’esperienza quotidiana” che riscuote grande successo e che segna l’inizio di una felice carriera.
Nella sezione che celebra la straordinaria mano di Hopper disegnatore e il suo metodo di lavoro, è presentato un importante gruppo di disegni preparatori come Study for Gas (1940), Study for Girlie Show (1941), Study for Summertime (1943), Study for Pennsylvania Coal Town (1947).
La #mostra riunisce anche alcune delle più significative immagini di donne da sole e in interni, affaccendate o contemplative: dipinti che raccontano al meglio la poetica dell’artista, il suo discreto realismo e soprattutto l’abilità nel rivelare la bellezza dei soggetti più comuni, usando spesso un taglio cinematografico.
Non solo nei dipinti, ma anche nelle incisioni di cui era maestro, nei disegni, negli acquerelli, dall’inizio del secolo agli anni Sessanta del Novecento, la sua carriera inscena uno straordinario repertorio di motivi e generi della #pittura figurativa: ritratto, paesaggio, scena d’interno sono i protagonisti dei suoi capolavori come Self-Portrait (1903-06), Second Story Sunlight (1960), Summer Interior (1909), New York Interior (1921 ca.).
Hopper è stato per lungo tempo associato a suggestive immagini di edifici urbani e alle persone che vi abitavano, ma più che i grattacieli - emblemi delle aspirazioni dell’età del jazz - egli preferiva le fatiscenti facciate rosse di negozi anonimi e vedute di ponti meno conosciuti. Tra i suoi soggetti favoriti vi sono scorci di vita nei tranquilli appartamenti della middle class, spesso intravisti dietro le finestre durante i suoi viaggi, immagini di tavole calde, sale di cinema, divenute delle vere e proprie icone, come testimoniano alcuni celebri capolavori in #mostra. Hopper realizza anche notevoli acquerelli, durante le estati trascorse a Gloucester (Massachusetts), nel Maine, e a partire dal 1930, a Truro (Cape Cod Sunset, 1934). Opere che raffigurano dune di sabbia arse dal sole, fari e modesti cottage, animati da sensuosi contrasti di luce e ombra. Dipinti che evocano sempre delle storie, pur lasciando irrisolte le azioni dei personaggi.
La #mostra intende mettere insieme una vera e propria “cifra hopperiana”, ereditata in molteplici campi dell’espressione visiva: nella #pittura come nel cinema, nella fotografia come nell’illustrazione, e poi ancora nella pubblicità, in tv, nelle copertine di dischi e riviste, nei fumetti e nel merchandising. Persona schiva nella vita privata, poco avvezzo alla frequentazione del mondo dell’arte, #edwardhopper diventa a un certo punto pittore popolare, riconosciuto e amatissimo poiché in lui si leggono i tratti e gli stereotipi del mito americano, ieri come oggi.
In #mostra anche la riproduzione in formato gigante dell’opera Second Story Sunlight (1960) nella quale il visitatore può specchiarsi per apparire nel quadro stesso e scattarsi una fotografia: seduti su una sedia reale, dando le spalle alla riproduzione, grazie a una tecnologia particolare il visitatore è dentro il quadro al posto dei protagonisti.
L’ARTISTA
Nato e cresciuto a Nyack - una piccola cittadina nello Stato di New York - Hopper studia per un breve periodo illustrazione e poi #pittura alla New York School of Art con i leggendari maestri William Merritt Chase e Robert Henri. Si reca in Europa tre volte (dal 1906 al 1907, nel 1909 e nel 1910) e soprattutto le esperienze parigine lasciano in lui un segno indelebile, alimentando quel sentimento francofilo che non lo avrebbe mai abbandonato, anche dopo essersi stabilito definitivamente a New York, dal 1913.
Alto un metro e novanta, nonostante la forte presenza fisica, era famoso per la sua reticenza, scriveva o parlava pochissimo del suo lavoro. Scomparso all’età di ottantaquattro anni, la sua #arte gode della stima della critica e del pubblico nel corso di tutta la carriera, nonostante il successo dei nuovi movimenti d’avanguardia, dal Surrealismo all’Espressionismo astratto, alla Pop art.
Nel 1948 la rivista Look lo nomina uno dei migliori pittori americani; nel 1950 il Whitney Museum organizza un’importante retrospettiva su di lui e nel 1956 il Time gli dedica la copertina.
Nel 1967, l’anno della sua morte, rappresenta gli Stati Uniti alla prestigiosa Biennale di San Paolo.
Da allora, l’opera di Hopper è stata celebrata in diverse mostre e ha ispirato innumerevoli pittori, poeti e registi. Eloquente il tributo del grande John Updike che in un saggio del 1995, definisce i suoi quadri “calmi, silenti, stoici, luminosi, classici”.


Edward Hopper
1 ottobre 2016 - 12 febbraio 2017
www.ilvittoriano.com

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