Cookie Consent by Free Privacy Policy website Museion presenta Somatechnics. Transparent travelers and obscure nobodies
maggio 24, 2018 - Museion

Museion presenta Somatechnics. Transparent travelers and obscure nobodies

In occasione dei dieci anni nell’edificio progettato da KSV Berlino, #museion si confronta con la vocazione che lo ha contraddistinto fin dall’inizio della sua storia, cioè stimolare il dialogo e l’incontro tra mondo nordico e mediterraneo. In questo senso, #museion ha invitato dieci giovani curatori e curatrici a presentare un concetto di mostra per un Padiglione Italia-Austria, che rilegesse, in chiave contemporanea, la sua vocazione iniziale. Vincitore della selezione è risultato Somatechnics. Transparent travelers and obscure nobodies, a cura di Simone Frangi. Il concetto mette in dialogo opere e posizioni di artiste e artisti che lavorano in Austria e in Italia e nei loro confini fisici, amministrativi e simbolici.

Prendendo le mosse dalle particolarità storiche e geopolitiche dell’Alto Adige/Südtirol, Somatechnics prolunga la riflessione lanciata dal politico e attivista Alexander Langer che durante gli anni Ottanta e gli anni Novanta si è battuto contro l’emergere del nativismo e dell’etno-nazionalismo nel territorio tra l’Austria e l’Italia, proponendo di affrontare il conflitto etnico in questa regione come un prisma attraverso cui leggere le sfide presenti e future poste dalla coabitazione delle pluralità nell’Europa contemporanea.

Somatechnics è strutturato in più dimensioni e comprende una mostra, un programma di performance e un public program.


In particolare, sono messe a fuoco le abitudini di profilazione che classificano determinati corpi sulla base di stereotipi visivi legati al genere, alla “razza”, classe, religione o orientamento sessuale.
La mostra ruota attorno al concetto di viaggiatore trasparente, teorizzato da diversa critica contemporanea in base a ciò che secondo una visione occidentale è considerato normale. Questo è ben sintetizzato, ad esempio, dai requisiti richiesti alle persone per non dare nell’occhio nei controlli aereoportuali: essere trasparenti, cioè “bianchi, normodotati fisicamente ed eterosessuali”. Una visione occidentale che richiede ai soggetti sociali la trasparenza per essere compresi senza nessuna residua ambiguità.

Il progetto indaga le modalità con cui quei soggetti che non corrispondono al requisito della trasparenza - ovvero soggetti con generi, razze, classi, sessualità, status di cittadinanza, disabilità e religioni considerati non conformi - vengono negati nella loro validità, trasformati in oscuri (obscure no-bodies) e dichiarati sistematicamente minacciosi, quindi esposti, evidenti, vulnerabili e meno mobili” - così #simonefrangi, curatore del progetto.

In questo senso, esplorando il potenziale di diversi media artistici (pittura, installazione, ricerca sonica, pratiche video e pratiche performative), Somatechnics riunisce artisti e artiste che lavorano in Austria e Italia e concepiscono la critica sia come un’attività clinica che come un’attività affermativa gioiosa, che mira a ristabilire un diritto all’opacità e che impiega l’affettività come risposta dinamica contro immaginari razziali e di genere egemonici.


La mostra, ospitata al quarto piano di #museion, si apre con un imponente wall paper, che riproduce in grandi dimensioni i particolari di un interno orientaleggiante – cuscini, nappe, una candela consumata. Si tratta di un’opera dell’artista Patrizio di Massimo dalla serie The Lustful Turk (2012-2013) - da cui sono esposte anche due sculture e diversi dipinti. The Lustful Turk si ispira all’omonimo romanzo pornografico pubblicato nel 1814, in cui la fanciulla inglese Emily Barlow, rapita e rinchiusa nell’harem di Ali, Bey di Algeri, finisce per innamorarsi del suo carceriere. Di Massimo riproduce così la volgarità e gli stereotipi razzisti del libro e indaga i processi secondo cui culture complesse sono semplificate attraverso le metafore della penetrazione, della seduzione e del cannibalismo.

È ambientato invece nel futuro prossimo di carestia organica e diversità biotecnologicaAtom Spirit (2016)di Ursula Mayr. Il film è visibile entrando in un box, un ambiente chiuso, le cui pareti coprono l’intera facciata, e quindi la vista, sul paesaggio dal lato orientale del #museo. Sullo sfondo delle atmosfere di una fitta vegetazione lagunare, Atom Spirit narra il lavoro di un genetista evolutivo -interpretato dall’attrice transgender Valentijn de Hingh-la cui squadra è incaricata di recuperare il DNA delle forme di vita della giungla di Trinidad e Tobago. Liberandosi delle sistematizzazioni scientifiche e costruendo al loro posto ecologie queer, l’opera di Ursula Mayer diventa un fulcro in cui razza, genere, tecnologia, ecologia e sessualità possono intersecarsi e progredire a formare nuovi modi di stare al mondo.


Adelita Husni Bey è un’artista di origine italo-libiche, la cui etnicità, parte della sua “formazione culturale”, è fonte costante di interesse e di disagio - molti suoi lavori riflettono sull’identità in termini di stato-nazione o culturale. A #museion è presente con due lavori. La Montagna verde (2011)e il video Sull’Esilio(2018), che documenta una performance dell’artista al #museo del Novecento di Milano. Le idee di patria, radici e lavoro sono indagate mettendo a confronto due punti di vista contrastanti, quello dell’autoctono -rappresentato da un insegnante - e dell’esiliato – rappresentato da un migrante. Alla base dell’opera lo “stato di gelosia”, ovvero quel senso speciale sviluppato da chi è in esilio e sente costantemente la mancanza di ciò che gli “autoctoni” hanno.


Five Hundred Forty Eight (548): tanti sono i dati raccolti dall’artista Danilo Correale da Internet, archivi pubblici, giornali o istituzioni governative su temi come il conflitto, la migrazione, il cibo, lo stile di vita e altri argomenti. Le cifre, stampate su sei pannelli, sono mescolate a formare una ricerca colossale e quasi psichedelica. I dati sono anche al centro di A Spectacular Miscalculation of Global Asymmetry: sette tele di grandi dimensioni, dipinte con ampie campiture di colore, ricordano diagrammi statistici e sottolineano come, in una società basata sui dati, le astrazioni numeriche diventino ormai dei significanti autonomi.


Giocano invece sulla rottura delle associazioni semplice/complesso, morbido/duro, bello/inquietante e superficiale/profondo le immagini su stoffa create da Sophie Utikal. Frammenti di tessuto in colori tenui, ma cuciti insieme con fili neri, formano autoritratti di paesaggi e immagini che l’artista vede all’interno e intorno al proprio corpo. Il riferimento è alle arpilleras, prodotte dalle donne cilene come unica forma di protesta pubblica contro le atrocità perpetrate durante la dittatura di Pinochet. I sei pannelli esposti a #museion sono stati realizzati dall’artista per l’occasione.


Il duo di artiste tedesche Pauline Boudry / Renate Lorenz riflette invece su come si possa oggi rimodellare la “normalità” e vivere la differenza senza una costante delegittimazione. Con il suo chiaro riferimento alle attuali condizioni di violenza sociale, il loro video in mostra Telepathic Improvisation(2017) indaga le modalità con cui gli altri (oggetti compresi) possano entrare a far parte della nostra ricerca di un’immaginazione politica e sessuale alternativa.


Somatecnics inaugura giovedì 24 maggio alle ore 19: durante l’opening si svolge, alle ore 20 e alle ore 21 la performance di Mercedes Azpilicueta, ye-gua-ye-ta-yu-ta, 2017. L’artista reciterà nel dialetto castellano rioplatense più di 400 insulti diretti alle donne argentine - con approccio tragicomico la performance invita a riflettere sulle disuguaglianze del linguaggio e il suo potenziale di aggressività basata sul genere. Giovedì 14 giugno alle ore 20 si svolge invece Milite ignoto, la performance dell’artista Muna Mussie.

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare