Cookie Consent by Free Privacy Policy website Franca Pisani: il dittico sulla Shoah è stato collocato nell’Auditorium dell’Orto botanico di Padova
giugno 26, 2018 - Franca Pisani

Franca Pisani: il dittico sulla Shoah è stato collocato nell’Auditorium dell’Orto botanico di Padova

Lo scorso 26 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, nell'Aula Magna “Galileo Galilei” di Palazzo Bo, a #padova, l'artista toscana #francapisani - che mantiene da sempre un forte legame con la sacralità del ricordo - svelò Shoah, memoria collettiva, l’opera d’arte realizzata per l’occasione e donata all’Università di #padova, alla presenza del Magnifico Rettore, Rosario Rizzuto.

Oggi, 26 giugno 2018 l’opera di Franca Pisani ha trovato definitiva collocazione nell’auditorium dell’Orto botanico dell’Università di #padova durante la cerimonia che si è svolta alla presenza di Rosario Rizzuto (Rettore dell’Università di Padova), di Giovanna Valenzano (Prorettore al patrimonio artistico e museale) e dell’artista toscana. A seguire si è tenuta “Dolore versus dignità. La tortura ‘Strumento’ disumano di giustizia”, la lectio magistralis di Giovanni Maria Flick, già presidente della Corte Costituzionale.

 

Dalla donazione alla mostra

Dietro richiesta dell'ateneo patavino, sul tema della Shoah #francapisani realizzò un dittico - due quadri di dimensioni 150 x 100 centimetri ciascuno - dipinto su tela di Lione con ossidi e lacca secondo antiche tecniche. Non solo: #francapisani decise di inserire un messaggio in più lingue (ebraico, italiano e inglese) nei dipinti - la frase Shoah, memoria collettiva - per ribadire la forza del ricordo.

Con l’intento di omogenizzare il racconto sospeso tra #arte e pensiero – affermò Franca Pisani – ho utilizzato una tecnica antica, ovvero quella dipingere su seta di Lione, fluttuante e trasparente oltre che raffinata, che evoca nel mio lavoro, vaghe visioni archeologiche dell'umanità. Inoltre ho inserito nei dipinti la frase ‘Shoah, memoria collettiva’ scritta in italiano, in inglese e, naturalmente, in ebraico. In pratica – conclude l’artista - il mio è un percorso in onore di chi e di cosa è stato brutalmente distrutto, cancellato. Di fronte a ciò noi possiamo solo fare appello alla memoria, che trasforma quanto perduto in omaggio, in indagine della tradizione, e educa le generazioni. Sarà un viaggio emozionale”.