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ottobre 27, 2018 - Civita Opera Laboratori

D’odio e d’amore, Giorgio Vasari e gli artisti a Bologna

D’odio e d’amore Giorgio Vasari e gli artisti a Bologna

09 Ottobre 2018

 

D’odio e d’amore Giorgio Vasari e gli artisti a Bologna
#firenze, Uffizi, Sala Edoardo Detti
9 ottobre – 2 dicembre 2018

Anteprima stampa
Lunedì 8 ottobre ore 12.00

UNA #mostra PER INDAGARE I COMPLESSI, E CONTRADDITTORI, RAPPORTI FRA L’ARTISTA E STORIOGRAFO ARETINO E GLI ARTISTI A LUI CONTEMPORANEI AL DI LA’ DEGLI APPENNINI.
Dal 9 ottobre al 2 dicembre nella sala Edoardo Detti, al primo piano della Galleria degli Uffizi.

«Né è maraviglia che quella d’Amico fusse più pratica che altro, perché si dice che, come persona astratta che egli era e fuor di squadra dall’altre, andò per tutta Italia disegnando e ritraendo ogni cosa di #pittura e di rilievo, e così le buone come le cattive… le quali fatiche furono cagione che egli fece quella maniera così pazza e strana».

Questa citazione dalla Vita di Bartolomeo da Bagnacavallo e d’altri Pittori Romagnuoli è tratta dall’edizione del 1568 delle Vite del Vasari. Il “praticaccio inventore” era Amico Aspertini, ma Vasari allarga il suo caustico giudizio a tutti gli altri pittori bolognesi a lui contemporanei definendoli con “il capo pieno di superbia e di fumo”. Non solo: nella Vita di Michelangelo aggiunge la velenosa nota per la quale il Buonarroti avrebbe lasciato Bologna dopo solo un anno di permanenza perché lì “perdeva tempo”.

Insomma un rapporto nato proprio male, ma per fortuna finito bene, come ci rivela la mostra D’odio e d’amore – Giorgio Vasari e gli artisti a Bologna, curata da Marzia Faietti e Michele Grasso, in corso dal 9 ottobre al 2 dicembrenella Sala Edoardo Detti del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi. Infatti, attraverso una selezione assai accurata e significativa di disegni e dipinti (prevalentemente attinti dalle collezioni delle Gallerie degli Uffizi), l’esposizione lascia intuire come il giudizio ostile di Vasari – che imputava agli artisti d’oltre Appenino il mancato contatto con opere e materiali dell’arte classica dai quali prendere spunto e ispirazione – era destinato a non durare a lungo. I termini sono già meno duri nei confronti del Correggio che, a parer suo, se fosse uscito dalla Lombardia (l’Emilia era allora considerata terra lombarda) e si fosse spinto fino a Roma “averebbe fatto miracoli”, ma verso agli artisti della generazione successiva Vasari spende addirittura parole di approvazione.

È una #mostra dal taglio ineditocon un discorso intellettuale e figurativo molto sottileche spiega il testo delle Vite di Vasari – usato come traccia – attraverso le opere espostee che appunto rivela una relazione quasi di odio e d’amorecon giudizi feroci da una parte e slanci ammirati dall’altra: così si spiega, ad esempio, un #disegno inedito proprio di Amico Aspertini che sembra un inaspettato omaggio del bolognese “fuori squadra” verso Vasari, di cui cita l’opera. In questa narrazione visuale, c’è un happy end impensabile in partenza: Bologna aveva nel frattempo conquistato il rigoroso artista e primo storico dell’arte aretino.

La #mostra affronta con coraggio un tema sofisticato e raro - commenta il Direttore delle Gallerie degli UffiziEike Schmidt – guidando lo sguardo del visitatore attraverso dipinti e disegni, in un gioco di rimandi tra testo e immagine. È il frutto di anni di studi da parte dei curatori sugli scritti di Vasari e sulle opere, con risultati inediti e scoperte che rivelano la profonda vocazione alla ricerca delle #galleriedegliuffizi e la loro missione educativa, ai più alti livelli”.