Cookie Consent by Free Privacy Policy website Dimensione Domestica - Atto III Achille Castiglioni e una strana idea di arredamento: 18 dicembre 2018 – 18 marzo 2019
gennaio 22, 2019 - Fondazione Achille Castiglioni

Dimensione Domestica - Atto III Achille Castiglioni e una strana idea di arredamento: 18 dicembre 2018 – 18 marzo 2019

La Fondazione Achille Castiglioni continua nella sua strategia culturale di organizzazione e cura di mostre, per condividere con un pubblico allargato alcuni progetti significativi del percorso professionale dei fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni.

Il 18 dicembre 2018 si inaugura la #mostra che conclude il ciclo triennale dedicato a un tema indagato in modo assolutamente originale dai Castiglioni, ovvero quella della “Dimensione domestica”.

Il progetto espositivo, che si è sviluppato nel corso del 2016, del 2017 e che si conclude in questo 2018, in corrispondenza con il centenario della nascita di Achille Castiglioni, riflette proprio sui temi della cultura dell’abitare: sono stati per questo riproposti l’“Ambiente di Soggiorno” che Achille e Pier Giacomo Castiglioni avevano realizzato per la #mostraColori e forme della casa d’oggi” (Villa Olmo, Como, 1957), e l’“Ambiente arredato per il Pranzo”, sempre progettato dai due fratelli per la #mostraLa casa abitata” (Palazzo Strozzi, Firenze, 1965); mentre in questo 2018 il ciclo espositivo si conclude con il riallestimento dell’“Ambiente per il pranzo” progettato dal solo Achille Castiglioni per la #mostraMobili italiani” (Sogetsu Kaikan, Tokyo, 1984). 

Come nelle due occasioni precedenti, negli spazi della Fondazione di Piazza Castello 27 a Milano, viene oggi presentata la ricostruzione filologica dell’“Ambiente per il pranzo” realizzato da Achille Castiglioni nel 1984, reso possibile grazie alla conservazione scrupolosa e attenta che la Fondazione ha praticato costantemente, e al sostegno di alcune illuminate realtà istituzionali e industriali che hanno contribuito alle attività della Fondazione, e anche alla ricostruzione di alcuni oggetti andati dispersi o danneggiati nel corso degli anni. Oltre all’“Ambiente per il pranzo” vero e proprio, accolto nella grande “sala dei tecnigrafi”, verranno mostrati – all’interno degli spazi ancora vivi dello Studio Museo – molti materiali d’archivio rari e originali, così da permettere ai visitatori di comprendere appieno la filosofia progettuale messa in gioco da Achille Castiglioni.

Il progetto espositivo “Dimensione domestica” è curato da Beppe Finessi; la ricostruzione degli ambienti e il progetto di allestimento sono a cura di Marco Marzini, (che omaggia la “stanza di Tokyo” anche con una propria interpretazione negli spazi di ingresso della Fondazione), mentre il progetto grafico è di Italo Lupi. 

Si ringraziano #abetlaminati, Alessi, Flos, Salone del Mobile.Milano, #zanotta.

Beppe Finessi

DIMENSIONE DOMESTICA - Atto III

Achille Castiglioni e una strana idea di arredamento

Una posizione originale, all'interno della grande storia dell'arredamento, è rappresentata dall'opera di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, straordinari progettisti noti soprattutto per il #design e per i loro funambolici allestimenti. 

Ma ci sono stati alcuni precisi momenti in cui la loro creatività e la loro curiosità si sono riversate anche in originali progetti di #arredamento, sempre molto differenti dalla cultura architettonica coeva. Momenti attraverso i quali i Castiglioni, insieme e oltre ai singoli oggetti presentati, hanno messo in gioco ancor prima una chiara idea dell'abitare: divertendosi e spiazzandoci, e stabilendo inediti primati anche su un territorio complesso come quello degli interni domestici.

Idee sull'abitare provate in tre occasioni speciali, nel contesto di mostre collettive dove, insieme a molti altri progettisti, il ''team'' di lavoro degli impareggiabili fratelli Castiglioni aveva immaginato ambienti realmente originali, “stanze” che nel corso del tempo hanno assunto un significato e un'importanza sempre più rilevanti. 

Tre ambienti che esprimono una domesticità fresca e non allineata, piena di ritmo e ricca di intuizioni e invenzioni, attraversata da suggestioni e proposte evidentemente innovative. Tre modi che confermano la strana idea di #arredamento di Achille e Pier Giacomo Castiglioni. “Ambiente di Soggiorno” (1957), “Ambiente arredato per il Pranzo” (1965) e “Ambiente per il pranzo” (1984): tre storie, tre momenti storici differenti, tre funzioni simili, ma sempre un’idea di #arredamento affidata alla sommatoria - intelligente controllata accelerata - di singoli oggetti, e allo spazio reinventato che viene immaginato tra loro.

La ricostruzione filologica che viene presentata in questo 2018, e che conclude i festeggiamenti in occasione del centenario della nascita di Achille Castiglioni, riguarda l’“Ambiente per il pranzo” da lui progettato per la #mostra “Mobili Italiani”, svoltasi a Tokyo nel 1984, dove vennero invitati Mario Bellini, Cini Boeri, Vico Magistretti, Ettore Sottsass e Giotto Stoppino, oltre allo stesso Achille Castiglioni.

Il nostro progetta un ambiente fatto ancora una volta di oggetti aggregati, avvicinati, abbinati, spinti a un dialogo quasi concitato tra loro, in un insieme concluso dalla presenza (immaginata, suggerita, auspicata) delle persone che idealmente avrebbero dovuto abitare quello spazio, stando insieme allo stesso tavolo, in un pranzo fatto anche di chiacchiere e socialità. 

Un grande ovale, forma ideale per offrire a ogni commensale una posizione egualitaria all’interno di una sala rettangolare, segna questo ambiente ideale per il pranzo. Ma al posto di un grande tavolo, Castiglioni immagina tanti singoli tavoli che diventano altrettanti singoli posti, tutti uguali, caratterizzati ognuno da un tavolino “Cumano”, da un sedile “Primate”, da una lampada a stelo, mentre sopra ogni tavolino una tovaglietta ricamata accoglie piatti, bicchieri e posate, sempre disegnati dallo stesso Achille Castiglioni. Sullo sfondo dell’ambiente, seguendo un rigoroso disegno planimetrico, otto elementi portavasi “Albero” scandiscono il lato lungo dell’ambiente, intervallati a terra dalle lampade “Noce” che proiettano la luce artificiale dal basso verso l’altro. 

“Nell’intendo di aggregare mobili e oggetti già prodotti in serie, ho realizzato un ambiente per il pranzo per nove posti-tavola singoli disposti verso il centro dell’ambiente su una corona ellittica”. Immaginando “un grande tavolo ovale, quello che permette la maggiore convivialità, perché le tavolate rigidamente geometriche, con la loro forma allungata, finiscono col frammentare la partecipazione di tutti i commensali”.

Una stanza da pranzo con nove commensali quindi, “grandi, piccoli, o anche una famiglia, forse gli invitati a un pranzo di nozze…”, anche se, approfondendo lo studio di questa stanza, e immaginando di continuare il rigoroso disegno planimetrico impostato da Castiglioni, ci si accorge che il tavolo proposto potrebbe ospitare 13 persone: forse un omaggio alla “Cena” per antonomasia, l’“Ultima”? Di certo i visitatori si vengono a trovare nella posizione dei commensali mancanti, proprio mentre il perimetro ideale del tavolo sembra coinvolgerli nel disegno complessivo.

“Volevo far vedere come con gli oggetti si possa indicare un certo tipo di comportamento non stereotipato e ho cercato di farlo con gli elementi di produzione disegnati da me”.

Così, “alla Castiglioni”, il tavolo non è più uno, centrale e ampio, ma al suo posto, anzi lungo il suo ideale segno ellittico, sono disposti nove tavolini pieghevoli (“Cumano”), piccoli tondi e leggeri, ognuno illuminato ad hoc da una lampada espressamente disegnata (utilizzando alcuni elementi delle due precedenti lampade “Bibip” e “Frisbi”) il cui stelo si infila nel foro sul piano del tavolino, mentre le sedute sono i “Primate” (unico tra gli oggetti esposti non coevo, ma disegnato nel 1970), che spiazzano per la postura che invitano ad assumere (un comportamento “non normale, studiato per scaricare il peso del corpo sulle ginocchia, favorendo una seduta composta a schiena eretta, dignitosa, di ispirazione orientale”). Su ogni tavolino un centrino lavorato all’uncinetto diventa cornice per le posate “Dry” e un prototipo di un nuovo servizio di piatti (successivamente il “Bavero”), affiancati dal salino “Phil” (secondo Castiglioni ognuno deve avere il suo, evitando di dire “Per favore, mi passi il sale?”) e dai bicchieri “Ovio”. Sullo sfondo dell’intero spazio rettangolare che ospita questa stanza, otto strutture portavasi (“Albero”) disegnano di elementi naturali il fondale luminoso dell’ambiente, mentre la loro presenza è scandita a terra da sei lampade “Noce”. 

Lo spazio centrale “vuoto”, tra i tavolini dei commensali, è ritmato a pavimento da un tappeto policromo disegnato da Aoi Huber, e realizzato con strisce di laminato plastico #abetlaminati come nel 1984. “Il compito che Aoi Huber ha svolto è stato quello di risolvere con un segno particolare questa centralità del pavimento. Giocando con strisce di materiale plastico di varie dimensioni e colori, ha inventato una pavimentazione a intarsio contenuta nell’ellisse centrale. L’andamento parallelo della rigatura in diagonale è risultato una soluzione veramente libera da preconcetti geometrici centralizzati, proponendo così un originale “tappeto” al di fuori delle aspettative, ma in perfetta armonia con lo spirito di questo ambiente inconsueto. Un vero colpo di sorpresa e di raffinata eleganza”. 

Ambiente per il pranzo”: un’altra idea originale di “Dimensione Domestica” di Achille Castiglioni, che realmente non ha eguali nella storia dell’arredamento e del #design, frutto del genio di chi ha sempre sognato, divertito, un altro mondo, più scanzonato e meno ingessato, e certamente più libero.

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