Cookie Consent by Free Privacy Policy website Beethoven, Concerto per violino Barnabás Kelemen ospite de laVerdi diretta da Claus Peter Flor
novembre 04, 2019 - laVerdi

Beethoven, Concerto per violino Barnabás Kelemen ospite de laVerdi diretta da Claus Peter Flor

Venerdì 22 novembre 2019, ore 20.00

Domenica 24 novembre 2019, ore 16.00

Auditorium di Milano, largo Mahler

Ludwig van Beethoven Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op. 61

Anton Bruckner Sinfonia n. 3 in Re minore "Wagner-Symphonie"

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi

Violino Barnabás Kelemen

Per quella che è una delle opere più amate ed eseguite di Beethoven, il Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op. 61, laVerdi ospita sul palco dell’Auditorium il violinista ungherese Barnabás Kelemen, uno strepitoso solista sia con orchestra che in recital, nonché fondatore e primo violino del Quartetto Kelemen. Esemplificazione perfetta della capacità di dialogo tra il solista e l'orchestra, il #concerto scelto per il suo debutto con l’Orchestra Verdi anticipa degnamente il 250° anniversario dalla nascita di Beethoven che si celebra nel 2020. Venerdì 22 novembre (ore 20.00) e domenica 24 novembre (ore 16.00) l’Orchestra sinfonica di Milano sarà diretta dal suo direttore musicale, il Maestro tedesco Claus Peter Flor in un programma che, accanto al capolavoro di Beethoven, propone un’altra grande pagina musicale: la Sinfonia n. 3 in Re minore di Anton Bruckner detta anche"Wagner-Symphonie" perché il compositore austriaco volle omaggiare quello che considerava il suo idolo oltre che maestro, ovvero Richard Wagner e nei confronti del quale quale nutriva, come scrisse egli stesso nella dedica della composizione, “profondissima venerazione”. 

Conferenza

Il #concerto di venerdì 22 novembre sarà preceduto alle ore 18.00 da una conferenza introduttiva nel foyer della balconata dell’Auditorium. Ingresso libero. 

Biglietti: euro 15.00/36.00; Info e prenotazioni: #auditoriumdimilano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari di apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3,  on line: www.laverdi.org / www.vivaticket.it . 

Programma

Ludwig van Beethoven (1770 - 1827) #concerto per violino e orchestra in Re magg. op. 61

Beethoven compose il suo unico #concerto per violino e orchestra, uno dei suoi lavori solistici più lunghi, nell'autunno del 1806, lo stesso anno dei tre Quartetti op. 59 (i «Razumowsky») e della Quarta Sinfonia, op. 60. Fu un anno di serena produttività (uno dei pochi nella vita di Beethoven), che qualcuno attribuisce a una temporanea felicità della vita privata. 

Primo interprete del #concerto fu Franz Clement, uno stravagante virtuoso allora molto acclamato. Secondo la testimonianza di Carl Czerny, allievo ed amico del maestro, Beethoven avrebbe redatto la partitura in un lasso di tempo assai breve e la avrebbe terminata con appena due giorni di anticipo sulla prima esecuzione. Questa ebbe luogo a Vienna, al Theater an der Wien, il 23 dicembre 1806. Franz Clement riscosse un successo personale, al quale non fu certo estraneo un "numero" straordinario, consistente nell'esecuzione, dopo i primi due tempi del #concerto, di una sua Sonata per violino, eseguita su una sola corda con lo strumento imbracciato capovolto. Uno dei tanti arbitri che Beethoven fu costretto a tollerare e che non contribuì al successo dell’opera. Solo le esecuzioni di Vieuxtemps nel 1833 ma soprattutto quella del tredicenne Johann Joachim nel 1844 per la prima volta a Londra sotto la direzione di Mendelssohn, in piena età romantica, portarono il #concerto al successo che dura tuttora. La questione fondamentale posta dal genere del #concerto, ossia il rapporto che intercorre fra il solista e la compagine orchestrale, viene qui risolto da Beethoven in modo piuttosto dissimile rispetto ai Concerti per pianoforte; non si tratta infatti di un rapporto conflittuale, che vede il solista porsi come netto antagonista verso l'orchestra. Il violino invece, pur mantenendo un forte profilo individuale, stabilisce con l'orchestra un'intima complicità, che deriva dalle pastose scelte timbriche dello strumentale, dall'assenza di marcate contrapposizioni dinamiche, dal rilievo concertante degli strumenti a fiato. La parte finale del #concerto, il Rondò è l'invenzione più vitale e robusta di tutto il #concerto, la pagina più brillante ed estroversa della partitura: spensierato e leggero (a volte criticato proprio per questa ragione), sempre giocato dal violino solista sul filo dell'espressività e dell'intimo dialogo con l'orchestra, in un lirismo che contribuisce al fascino del #concerto per violino che resta tuttora una delle opere più amate di Beethoven e tra le più ammirate dal pubblico di tutto il mondo.

Anton Bruckner (1824 - 1896) Sinfonia n. 3 in Re minore "Wagner-Symphonie"

Bruckner compose nove sinfonie, tra cui l’ultima, rimasta incompiuta che egli chiamò "Decima", sostenendo che l'unica Nona sinfonia era quella di Beethoven. Tra le sue più note sinfonie c’è la Terza in re minore, chiamata anche la "Wagner-Symphonie", perché dedicata a Wagner, musicista idolatrato e venerato da Bruckner. Eseguita a Vienna il 16 dicembre 1877, diretta dallo stesso Bruckner, la Sinfonia fu accolta poco generosamente dal pubblico.

La cronaca della serata racconta di una specie di pubblica esecuzione capitale con gli sforzi disperati del musicista di fronte alla dichiarata ostilità degli orchestrali che inserivano apposta note sbagliate e la progressiva fuga degli ascoltatori accompagnata da lazzi ad alta voce. Alla fine del #concerto, Bruckner in lacrime raccolse gli applausi della ventina di persone che erano rimaste in sala, in maggioranza suoi allievi di Conservatorio fra i quali Gustav Mahler e Hugo Wolf. Come altre sue opere, anche della Sinfonia n. 3 Bruckner elaborò più versioni tra il 1873 e il 1889. In origine essa conteneva alcune citazioni di temi dal Tristano, dalla Walkiria e dai Maestri cantori che Bruckner tolse successivamente, forse per consiglio dello stesso Wagner: questa prima versione non venne mai pubblicata. Rimase però la dedica “al Maestro Richard Wagner in profondissima venerazione”. Ma la storia travagliata della Sinfonia in re minore e delle sue versioni chiama in causa più delle altre il problema critico alla base di tutta l'opera bruckneriana: l'impossibilità di indicare fra le varie versioni conosciute la volontà ultima del musicista. I consigli e le intromissioni di amici e allievi furono accolti infatti con remissiva sottomissione e a questi si aggiunsero le modifiche apportare spontaneamente dallo stesso Bruckner che, stando all'osservazione di Karl Grebe, “lavorava durante tutto il suo tempo a tutte le sue sinfonie”.  

In questa sinfonia il messaggio comune che sembra presente in tutte le sinfonie di Bruckner si accentua, intensificando il suo aspetto eroico e se da un lato già offre un campionario ideale del suo mondo poetico, dall'altro sembra porsi ancora come opera giovanile, alle soglie della vera maturità sbocciata di li a poco con la grandissima Quarta. 

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare

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