Cookie Consent by Free Privacy Policy website Stringeranno nei pugni una cometa
gennaio 24, 2020 - laVerdi

Stringeranno nei pugni una cometa

Un dittico di Requiem tra tradizione e innovazione

Il sacro è qualcosa di trascendente, fa parte di un mondo che non muta, dunque non è soggetto all'evoluzione del linguaggio. In questo senso ho voluto utilizzare vocaboli musicali arcaici, risalenti agli inizi della polifonia e inserirli in un contesto funzionale, formale e timbrico del presente”. Così Silvia Colasanti, autrice di Requiem. #stringerannoneipugniunacometa, in programma giovedì 13 febbraio (ore 20.30), venerdì 14 febbraio (ore 20.00) e domenica 16 febbraio (ore 16.00) all’Auditorium di Milano, parla del sacro in #musica, sicuramente un tema centrale del programma che l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi diretta per l’occasione da Maxime Pascal. Il sedicesimo programma della stagione sinfonica 2019/2020 prevede infatti, oltre alla già citata composizione di Silvia Colasanti, il Requiem in re minore K.626 di Wolfgang Amadeus Mozart (sequenza Eybler), in cui i solisti saranno Minji Kim (soprano),Solderg Isalv (contralto), Stefano Ferrari (tenore)e Daniele Caputo (basso). Una vera e propria sfida, quella lanciata da #laverdi, nel mettere a confronto una forma storica come il Requiem in due diverse declinazioni: da una parte la tradizione, la Messa da Requiem per eccellenza, le cui pagine (in particolare quelle del Confutatis e del Lacrymosa) sono ricordate dal grande pubblico anche per essere la colonna sonora di Amadeus di Miloš Forman; dall’altro la contemporaneità, una compositrice di oggi che pensa ad una forma così importante per ricordare un evento tragico dei giorni nostri. Questa composizione di Silvia Colasanti è stata infatti commissionata dal Festival di Spoleto all’indomani dei terremoti che hanno colpito il Centro Italia nel 2016. Per ricordare le vittime di questo evento catastrofico, la compositrice ha trovato il coraggio di confrontarsi con rispetto e intelligenza ad una forma verso cui non è affatto scontato che un autore contemporaneo non nutra una qualche forma di timore reverenziale. Afferma la Colasanti: “Negli ultimi mille anni sono stati scritti più di 5000 requiem! Quando un compositore nel 2016 si confronta con una forma così antica e anche così esplorata deve fare i conti con la storia, avendo rispetto del patrimonio, che non può di certo ignorare. Questa problematizzazione diventa negativa quando ci schiaccia, quando blocca il processo creativo.” E qui il patrimonio del passato diventa risorsa per il presente e per l’avvenire. Attualizzare una forma considerata storica per far riflettere e suscitare un’emozione nuova nella contemporaneità, grazie anche all’apporto della poetessa Mariangela Gualtieri (voce recitante), di Monica Bacelli (Mezzosoprano) e di Davide Vendramin (bandoneon), che, insieme all’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, verranno diretti dal giovane e talentuoso Maxime Pascal, bacchetta connotata da “una sensibilità matura, originale e intrigante, in grado di magnetizzare l'attenzione della sala”, come affermato dalla critica. Ancora una volta l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi mostra tutta la sua intenzione e il suo interesse a valorizzare il repertorio contemporaneo, alla ricerca di modalità sempre più efficaci affinché venga recepito e compreso con entusiasmo da un pubblico sempre più ampio.

Conferenza

Il #concerto di giovedì 13 febbraio sarà preceduto alle ore 18.00 da una conferenza introduttiva nel foyer della balconata dell’Auditorium. Ingresso libero. 

Biglietti: euro 15.00/36.00; Info e prenotazioni: #auditoriumdimilano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari d’apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2. on line: www.laverdi.org / www.vivaticket.it . 

Programma

Silvia Colasanti 

Requiem. Stringeranno nei pugni una cometa

Nato da una commissione di Giorgio Ferrara per il Festival di Spoleto all’indomani del terremoto del centroitalia del 2016, questo lavoro di Silvia Colasanti è stato il protagonista dell’edizione del Festival del 2017. Il Requiem ha come sottotitolo “Oratorio per soli, coro e orchestra”, ed è proprio nel fatto di chiamarlo Oratorio che Silvia Colasanti nasconde il suo intento di porre l’accento su una componente drammaturgica e teatrale non affatto propria della Messa da Requiem di per sé: il coro si volta, bisbiglia, tiene in mano delle pietre, interagisce con la voce recitante e con il mezzosoprano. Si tratta di un gioco delle parti in cui il Coro (chiamato infatti “coro di chi non dubita”) incarna la concezione canonica e tradizionale della morte mentre la voce recitante (incarnata da Mariangela Gualtieri, peraltro autrice del testo recitato) declama un testo in italiano, e propone una visione più laica, indubbiamente meno lugubre e più luminosa. “Stringeranno nei pugni una cometa”, è del resto un verso di Dylan Thomas, un poeta che si è dedicato ampiamente al tema della morte, proponendone talvolta una lettura più positiva e piena di speranza. Si crea dunque una sorta di dialettica tra “la dubitante” e il “coro di chi non dubita”, e si dipana così un intreccio tra il la struttura del Requiem così come la conosciamo da secoli e qualcosa di completamente nuovo. A completare la rosa dei protagonisti di quest’oratorio ci sono altri due personaggi: il mezzosoprano, chiamato "Cuore ridotto in cenere", riprendendo il verso del Cor contritum quasi cinis, presente nel Dies Irae; e infine un ultimo personaggio rappresentato dal Bandoneon, chiamato “il respiro della terra”, che compare nell'ultima parte del Requiem e va a personificare il desiderio di rinascita e di speranza con cui termina la composizione.

Wolfgang Amadeus Mozart 

Requiem in re minore per soli, coro e orchestra K.626 (Sequenza Eybler)

Da sempre esiste una mitologia legata alla corrispondenza tra la prematura morte di Wolfgang Amadeus Mozart e la composizione del suo Requiem. Si tratta di un lavoro infatti incompiuto, che, secondo Stendhal, fu commissionato da un lugubre e misterioso uomo dal mantello nero che si presentò mascherato alla porta di Mozart richiedendogli la composizione di questa messa in quattro settimane per cinquanta ducati. Altra storia vuole che nel luglio 1791 Mozart riceva la commissione da parte di un intermediario del conte Walsegg, un nobile vedovo che intendeva eseguire l’opera nell’anniversario della morte della moglie. Pare che l’intermediario non rivelò a Mozart l’identità del committente, invitando anzi il musicista a non ricercarla; vero o non vero, questo presunto anonimato del committente contribuì indubbiamente all’alone di mistero che avvolge quest’opera. Vera o falsa che sia questa storia, il Requiem fu scritto da Mozart in condizioni di salute molto precarie. Ad occuparsi del completamento del Requiem furono alcuni suoi allievi, Franz Xaver Süssmayr in primis, ma prima di lui erano stati coinvolti Franz Jakob Freystädtler e Joseph Eybler. Tutti costoro furono legati da un vincolo di segretezza; nessuno doveva sospettare che Mozart non fosse l’unico autore del Requiem. Eybler fu il primo a cui la moglie di Mozart chiese di completare il Requiem di suo marito. Ci provò ma non completò la commissione: il Requiem che l’Orchestra Verdi propone termina infatti con le prime otto battute del Lacrimosa, le ultime che il compositore ha scritto, ed è costituito dall’Introitus (Requiem aeternam e Kyrie) e la Sequentia (Dies irae, Tuba mirum, Rex tremendae, Recordare, Confutatis, Lacrimosa).