Cookie Consent by Free Privacy Policy website Liliane Lijn: I AM SHE
febbraio 25, 2020 - Ordet

Liliane Lijn: I AM SHE

Opening: 4 marzo 2020, h. 18 – 21
5 marzo – 15 aprile 2020

Nel corso degli ultimi sei decenni, #lilianelijn (americana, vive e lavora a Londra) ha creato un corpus di opere di eccezionale varietà e impatto.

La pratica artistica di #lilianelijn è l’esito visivo, sensoriale e plastico delle sue esplorazioni e ricerche intorno a fenomeni corporei e non, elementi macro e microscopici, dentro e intorno a noi, difficili da identificare. Lijn si propone di penetrare e far emergere tali forze invisibili; per quanto la sua ricerca sia solitaria e personale, le opere non sono proiezioni dell’artista, né di alcun ego specifico.

“Non credo di essere necessariamente un artigiano, forse più un inventore. Penso che sia possibile paragonare la differenza a quella che intercorre tra un ricercatore e un tecnico. Non sono terribilmente interessata a realizzare l’oggetto, ma devo farlo, per poter vedere la mia invenzione.” *

Al fine di “vedere” le sue invenzioni, Lijn ha sperimentato con media e materiali a tutto campo e senza freno, in particolare incorporando macchinari, luce e linguaggio nel suo lavoro. Il suo studio a nord di Londra è un luogo di speculazione, ma anche un sito per esperimenti, un centro di ricerca, un laboratorio.

Ordet è felice di annunciare una #mostra personale di #lilianelijn, con opere dal 1969 ad oggi, la presentazione più completa dell’artista al di fuori del Regno Unito.

Il primo lavoro in #mostra, Linear Light Column (1969) è un cilindro rotante avvolto in filo di rame smaltato – un tempo il materiale principale utilizzato per le telecomunicazioni – creando un effetto ottico.

Feathered Lady (1979) e Heshe (1980) sono stupefacenti nella loro apparenza formale e materiale: alti due metri, questi totem umanoidi sono ambiguamente sessualizzati attraverso l’uso di piumini, corde di pianoforte, fibre sintetiche. Entrambi sono sormontati da prismi per periscopi di carri armati. I prismi sono elementi ricorrenti nell’opera di Lijn: scindono la luce bianca, la dividono nei suoi colori spettrali e rendono visibile l’energia.

La #mostra presenta anche lavori di dimensioni più ridotte, creati negli anni ’80. Le “Beaded Heads”, studi per un nuovo tipo di testa femminile, e le “Torn Heads”, in cui il vetro soffiato è combinato con bronzo, alluminio, piumini e altri materiali. Questi lavori conducono al punto focale della #mostra: The Bride (1988). Una grande scultura performante a tecnica mista, The Bride collassa tecnologia, industria e natura. Racchiuso in una gabbia nera, questo archetipo femminile è una presenza imponente composta di mica legata a resina epossidica, piume di struzzo, vetro soffiato e palline di cartapesta laccate. Nell’oscurità, pulsa di luce.

Dello stesso periodo è una serie di pastelli come She, Flower Head e Glass Head e il trittico Transformation of the Bride in the Medusa (1987).

Opere scultoree successive come She Me Skin of the Tree (1999) e Nested Foot (2001) integrano parti corporee riconoscibili – fusioni da calchi del corpo dell’artista stessa.

Infine, la #mostra presenta in anteprima la più recente delle invenzioni di Lijn. In Catastrophic Encounters (2019-20), il vetro fuso viene versato su un composto di metallo di mica chiamato Vapourshield, perturbandone la superficie, gorgogliando come lava, diventando fossili.