"Qualcosa che viene dal popolo ed è per il popolo".
Sottolineando il loro interesse verso l'immaginario derivante dalla vita quotidiana e dalla cultura popolare, gli artisti fondatori definivano con queste parole la propria #arte e più in generale il movimento della #pittura Popolare, nato intorno agli anni Settanta del Novecento a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo. Tra i co-fondatori, Chéri Cherin (1955, Repubblica Democratica del Congo) e Chéri Samba (1956, Repubblica Democratica del Congo), insieme a Moke e Pierre Bodo, padre del giovane talento Amani Bodo (1988, Repubblica Democratica del Congo). La natura di questa #arte, inizialmente praticata su sacchi fissati a telai esposti in strada, è prevalentemente figurativa e descrittiva, viscerale e complessa in quanto critica, spesso con una vena di cinismo e ironia, la vita sociale e politica della comunità africana.Chéri Cherin, maestro incontestabile della #pittura contemporanea congolese, che iniziò la sua carriera artistica dipingendo murales sulle pareti delle boutiques e dei bar del quartiere, crea nelle sue tele l'illusione di trovarsi davanti ad un fumetto, permettendo all'osservatore di arrivare al cuore della lettura dell'immagine, tramite l'utilizzo di una tavolozza vivida e di una raffigurazione semplificata. I temi predominanti, che accomunano il lavoro degli artisti, riguardano il ruolo dei despoti locali, il dominio della classe dirigente sulle masse, la globalizzazione, la sensualità e il rapporto tra l'uomo e la donna.
Come Cherin, anche Chéri Samba, che dagli anni Ottanta inizia a firmarsi nei suoi dipinti come "Artiste Populaire", si dedica a tematiche sociali, culturali, ed economiche del suo paese, combinando immagine e testo (nel quale commenta la vita in Africa e nel resto del mondo), oltre che autoritraendosi, per porsi come mezzo stesso di comunicazione.
Similmente, l'artista Amani Bodo prende spunto dalla vita popolare della sua terra natale, ma al contrario di Cherin e Samba, egli si discosta dalla rappresentazione in stile comics, presentando invece una #pittura metaforica e allegorica, ricca di simbologia.
Il linguaggio artistico di Amani Bodo è decisamente più innovativo ed evoluto rispetto a quello dei suoi maestri, essendo caratterizzato da un'analisi psico-intellettuale più profonda e da una tecnica peculiare, ancora più complessa e dettagliata, chiamata in lingala "Mwangisa", una sorta di "gocciolatura" sulla tela che ricorda il dripping americano.
Lavorando su uno schema con misure prestabilite, il suo approccio alla #pittura è quasi scientifico poiché, a differenza di Chéri Cherin e Chéri Samba, Amani Bodo non usa le parole per spiegare la storia, come in un fumetto. L'artista crea al contrario delle immagini-enigma, spesso di impronta surrealista, che devono essere lette e risolte direttamente dall'osservatore.
Il lavoro di Amani Bodo emerge non solo come una continuazione della tradizione iniziata negli anni settanta a Kinshasa, ma anche come un nuovo linguaggio artistico da cui può nascere ancora qualcosa.
A soli 21 anni, le opere di Bodo entrano a far parte della Collezione Pigozzi di Ginevra, un'importantissima collezione privata di #arte contemporanea africana, della quale fanno già parte le opere di Cherin e Samba, a loro volta già presenti ed esposti in importantissime Collezioni. Tra le altre: Centre Georges Pompidou di Parigi (Samba e Cherin), Museum of Modern Art di New York (Samba), Museo Guggenheim di Bilbao (Samba e Cherin), Biennale di Venezia (Samba), Tate Modern di Londra (Cherin).
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