Cookie Consent by Free Privacy Policy website Glory Wall di Leonardo Manzan miglior spettacolo della Biennale Teatro 2020
settembre 25, 2020 - Biennale di Venezia

Glory Wall di Leonardo Manzan miglior spettacolo della Biennale Teatro 2020

Il giudizio di una giuria internazionale di critici a conclusione del Festival. Menzione speciale a La tragedia è finita, Platonov di #livferracchiati.

TARGA PER IL MIGLIOR SPETTACOLO

È Glory Wall di Leonardo Manzan a vincere la Targa per il miglior spettacolo del 48. Festival Internazionale del Teatro diretto da Antonio Latella e organizzato dalla Biennale di Venezia.

Istituita eccezionalmente nel contesto particolare dell’anno in corso per permettere ai giovani artisti del nostro Paese di essere conosciuti all’estero, la Targa al miglior spettacolo è anche, nelle parole del Direttore Antonio Latella, “un segnale di positività, di augurio e di speranza per il #teatro italiano che ci rappresenterà”.

La Targa è stata attribuita da una giuria internazionale composta da quattro critici e studiosi di teatro: Maggie Rose, corrispondente di Plays International, Susanne Burkhardt, corrispondente di Deutschlandfunk Kultur, Evelyn Coussens, giornalista di #teatro del quotidiano De Morgen, Justo Barranco, giornalista di #teatro del quotidiano La Vanguardia.

GLORY WALL DI LEONARDO MANZAN

Lo #spettacolo vincitore è Glory Wall, regia di Leonardo Manzan, che scrive il testo in coppia con Rocco Placidi.

La motivazione: “Il vincitore della Biennale #teatro 2020, Glory Wall diretto da #leonardomanzan, è lo #spettacolo che ha affrontato nel modo più innovativo e radicale il tema del Festival: la censura. Comprendendo che la censura è sempre una questione di potere. In questo caso il potere, o la sua mancanza, nel nostro #teatro.

Il titolo stesso, Glory Wall, parla chiaro tramite l’allusione alla Glory Hole, con le relative connotazioni sessuali, e il concetto stesso di ‘muro’ che incombe pesantemente sul nostro mondo globalizzato. Mettendo il pubblico di fronte a un muro bianco, che blocca la vista della scena, Manzan gioca in modo molto intelligente, ironico e divertente con l’idea del censurare se stessi e gli altri - e con l’importanza diminuita del #teatro. Usando il muro come metafora non solo della separazione tra la scena e il pubblico, ma anche come simbolo della separazione tra idee, paesi e popoli in generale.

Il gioco che imposta con questo muro è radicale, coerente e molto immaginativo dal punto di vista formale, creando immagini e scene che riecheggeranno per molto tempo, interagendo con il pubblico attraverso minuscoli fori. Lo fa con un gioco nel quale è il regista di frammentarie parti del corpo, cioè mani, dita e polsi, che compiono micro-azioni attraverso questi fori. Lo #spettacolo porta l’esperimento di Beckett con Not I a un livello superiore.

Manzan si accolla anche il compito di istruire gli spettatori nella recita di alcune parti del testo, invitandoli ad assumere vari ruoli riferiti a personaggi maschili della storia – Giordano Bruno, De Sade, Pier Paolo Pasolini – che sono stati censurati. Lo #spettacolo così diventa interattivo in modo piuttosto particolare. Potrebbe anche essere inteso come un invisibile direttore d’orchestra, che impone allo #spettacolo un ritmo vibrante e una cadenza avvincente per il pubblico.

Il modo in cui mette in discussione il ruolo e il significato del #teatro oggi è provocatorio e inesorabile, ma allo stesso tempo dedito e impegnato. In conclusione, nell’Italia dove ‘la nuova scrittura e i nuovi drammaturghi’ sono stati per troppo tempo ignorati, malnutriti e poco sostenuti, è un piacere poter conferire questo nuovissimo premio a una nuova scrittura che non solo affronta il tema della censura posto dalla Biennale #teatro, ma offre anche al pubblico uno #spettacolo impegnativo e molto divertente che recupera il potere del #teatro. E della sua comunità”.

MENZIONE SPECIALE

Una menzione speciale è stata attribuita dalla giuria a La tragedia è finita, Platonov, riscrittura dell’omonimo testo di Anton Čechov e regia di Liv Ferracchiati.

La motivazione: “Liv Ferracchiati affronta in modo semplice, ma convincente e toccante, il protagonista di un testo classico (Platonov di Čechov) con i suoi propri pensieri autobiografici come lettore della storia.

Nell’indagare i personaggi e le loro motivazioni da un punto di vista attuale, emerge un testo nuovo che non solo mette in discussione il ruolo del testo classico nel #teatro di oggi, ma libera i personaggi dalla ‘prigionia’ dell’epoca nella quale sono stati creati.

Liv Ferracchiati non è soltanto autore e regista dello #spettacolo. Interpreta anche la figura di un nuovo personaggio, il Lettore del testo, con una tale straordinaria e dedicata autenticità, che come personaggio diventa essenziale per il successo dell’opera, impostando un dialogo ironico e illuminante tra se stesso e l’autore russo.

Nell’eliminare alcuni personaggi maschili e mettendo invece quattro donne al centro della scena, gli spettatori del 2020, che potrebbero trovare antiquata la politica sessuale e di genere di Čechov, possono immediatamente ritrovarsi nei commenti satirici e imperturbabili del Lettore su ciò che accade in scena. È ovviamente un valore aggiunto il fatto che Liv sia anche un attore straordinario.

Quindi la menzione speciale della Biennale #teatro 2020 va a #livferracchiati per aver reso attuale il repertorio nel modo più intelligente possibile: non solo rendendolo attuale, ma avviando anche una riflessione che parte dal qui e ora, gettando una nuova luce su ciò che dobbiamo fare per vivere una vita significativa, come dobbiamo relazionarci con il mondo, come dobbiamo agire, tutte questioni che oggi sono urgenti.”

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