Cookie Consent by Free Privacy Policy website Teatrino di Palazzo Grassi | Art Conversation: Bertille Bak con Alain Fleischer e Caroline Bourgeois | 27 ottobre 2020, ore 18.00
ottobre 19, 2020 - Palazzo Grassi

Teatrino di Palazzo Grassi | Art Conversation: Bertille Bak con Alain Fleischer e Caroline Bourgeois | 27 ottobre 2020, ore 18.00

Martedì 27 ottobre 2020, ore 18.00

Art Conversation: Bertille Bak

Ospite della residenza d’artista della Pinault Colletion a Lens dall’autunno 2019 all’estate 2020, #bertillebak incontra #alainfleischer, direttore di Le Fresnoy, e Caroline Bourgeois, conservatrice presso la Pinault Collection, per raccontare la propria opera e le sue ricerche attuali.

L’incontro è introdotto dalla proiezione di due video dell’artista: “Faire le mur” (2008, 17') e “Transports à dos d'hommes” (2012, 15').

Incontro in francese con traduzione simultanea in italiano.
 
L'ingresso al Teatrino è libero fino a esaurimento posti.
Le modalità di accesso sono consultabili sul sito www.palazzograssi.it. 

 
Martedì 27 ottobrealle 18.00, il Teatrino di Palazzo Grassi presenta una nuova Art Conversation con Bertille Bak, ospite nel 2019-2020 della residenza d'artista della Pinault Collection a Lens, che incontrerà Alain Fleischer, direttore di Le Fresnoy, e Caroline Bourgeois, conservatrice presso la Pinault Collection.
La conversazione sarà introdotta dalla proiezione di due opere video dell’artista “Faire le mur” (2008, 17') e “Transports à dos d'hommes” (2012, 15').

L’incontro porterà luce sull’attività di una delle artiste più interessanti sul panorama internazionale, quinta protagonista di un’esperienza di studio e ricerca presso la sede della Pinault Collection a Lens, dopo il duo americano, Melissa Dubbin e Aaron S. Davidson (2016), la belga Edith Dekyndt (2017), il brasiliano Lucas Arruda (2017-2018) e il franco-marocchino Hicham Berrada (2018-2019), e terza vincitrice del Mario Merz Prize per l’arte, promosso dalla Fondazione Merz di Torino.
Bertille Bak lavora con molteplici media, tra i quali predilige l’immagine in movimento. La sua ricerca pone al centro l’essere umano e si basa molto spesso sull’osservazione di comunità locali, sulla collaborazione con i loro membri, nel tentativo di comprenderne gesti, rituali e atteggiamenti e trasferirli nell’opera.
 
Come spesso accade nella sua opera, la ricerca che #bertillebak sta conducendo a Lens conferisce grande importanza alla memoria famigliare. Lens è infatti un importante e storico centro minerario, celebre per l’estrazione di carbone, e molti degli antenati dell’artista hanno lavorato in miniera in questa regione. Questa corrispondenza tra vissuto personale e la particolare storia della città hanno portato l’artista a indagare il proprio passato e a sviluppare un progetto legato allo sfruttamento del lavoro minorile nelle miniere di carbone al giorno d’oggi. #bertillebak ha così scelto di coinvolgere nella propria opera i giovani lavoratori di miniere in Madagascar, India, Indonesia, Tailandia e Bolivia, con i quali ha dato vita a un’azione comune.
 
Il risultato di queste collaborazioni è una video installazione che sarà presentata presso la Fondazione Merz nell’ambito della mostra personale del vincitore del Mario Merz Prize e, successivamente, al Louvre Lens nel 2021.

Bertille Bak (nata nel 1983 ad Arras, vive e lavora a Parigi) persegue una visione sociologico-politica se non addirittura, come è stato notato, da etnologa. Le sue opere sono espressione di un processo operativo e di una formalizzazione. Il processo si fonda sul modus operandi dell’artista che si interessa e condivide la vita di comunità ai margini della cultura dominante al fine di stimolare una reazione non rivoluzionaria o violenta, ma che Bak definisce “rivolta alternativa” contro le decisioni intollerabili che rendono difficile la vita ai membri di tali comunità.

Mediante la condivisione del quotidiano, lo studio del territorio, l’analisi dei legami sociali, della cultura, delle tradizioni e dell’organizzazione economica, Bak si cala nel ruolo di agitatore sociale proponendosi come coscienza critica in grado di produrre consapevolezza politica nei suoi interlocutori. Ne scaturiscono ritratti collettivi colti da un punto di vista eccentrico, spesso basato sulla ricerca di mitologie individuali, in un ostinato tentativo di serbare tracce e di preservare la memoria. Non è un caso che Bak abbia lavorato come allieva di Christian Boltanski all’Ecole Nationale des Beaux-Arts di Parigi.

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