Cookie Consent by Free Privacy Policy website prorogata fino al 5 febbraio 2021 | Alexander Bavard aka Mosa Acid Bleach | Avantgarden Gallery
novembre 18, 2020 - Avantgarden Gallery

prorogata fino al 5 febbraio 2021 | Alexander Bavard aka Mosa Acid Bleach | Avantgarden Gallery

è stata prorogata fino al 5 febbraio 2021 ACID BLEACH, mostra personale ALEXANDRE BAVARD in arte MOSA presso #avantgardengallery (Via Tertulliano 68 Milano). A cura di Manfredi Bonelli Bonetti - Testo critico di Francesca Holsenn. 

Col nome di MOSA, Alexandre vanta un passato da writer. Non solo. Bavard ha ricodificato il writing donandogli una nuova vita. Il “Bulky”  utilizzato dal writer è un sistema di tracciamento del movimento generativo dalla tag che risponde a un desiderio primario di portare le tag nello spazio espositivo, superando l’idea riduttiva di una trasposizione delle street tag sulla tela, grazie a un processo di intellettualizzazione della calligrafia di strada e al ricorso alla danza. Mentre caratteri e pittura potrebbero limitarsi al supporto della tela, l’uso di coreografie di linguaggio corporeo è una risposta al movimento dell’arte urbana contemporanea. All’origine della Bulky performance c’è un desiderio di combinare diversi mezzi espressivi attraverso l’interazione fra calligrafia di strada, danza e creazione sonora.

Alexandre Bavard è da considerarsi un drammaturgo e un performer al tempo stesso. Le opere esposte si concentrano infatti sulla pittura informale su tela trattata col metodo della scoloritura (Bleach), ma spaziano da sculture in resina e cemento a video e performance. Ha partecipato a numerose mostre internazionali e ha realizzato performance in Musei come “Bulky" al Palais De Tokio, 2017 .

Nel lavoro di Alexandre l’allestimento espositivo diventa una stregua di scenografia teatrale  e lo spazio si trasforma, rivisto dagli occhi di un esploratore del futuro. Traslando il punto di vista nel tempo, oggetti di uso comune, come abiti, copertoni, taniche, contenitori in plastica di ogni tipo, giocattoli, diventano i simboli dell’antropocene ripensati e rivisitati come i resti per una nuova archeologia di cui l’artista ci rende testimoni a priori. 

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