Inaugurazione: martedì 7 settembre 2021, dalle 14 alle 20
8 settembre – 5 novembre 2021
Dopo il successo della prima #mostra del programma “MY30YEARS – Coherency in Diversity” – ideato dal critico internazionale Lóránd Hegyi per omaggiare i 30 anni di carriera della gallerista Annamaria Maggi – la #galleriafumagalli prosegue con la presentazione della seconda esposizione: “Sistema – Dematerializzazione – Testo” che presenta congiuntamente le opere di #enricocastellani, #maurizionannucci e #peterwuethrich.
Le 8 mostre del ciclo coinvolgono le opere di 12 artisti, fra maestri e più giovani, seguiti o rappresentati dalla #galleriafumagalli al fine di delineare alcuni orientamenti estetici e concettuali ricorrenti. Per ogni occasione il critico Lóránd Hegyi ha individuato 3 artisti in grado di dialogare su alcuni temi specifici, al fine di far emergere inedite connessioni e analogie tra le loro differenti ricerche artistiche, evitando qualsiasi imposizione concettuale e lasciando anzi che le opere mantengano tutta la loro singolarità e autonomia di significato.
Questa seconda #mostra “Sistema – Dematerializzazione – Testo” tenta di svincolare le opere dei 3 artisti da rigide categorizzazioni storico-artistiche, svelando altri livelli di significato, ed evocando sfere di pensiero più ampie e sovente imprevedibili. Ne è d’esempio l’interpretazione delle tipiche tele estroflesse di #enricocastellani. Solo apparentemente monocromo e razionale, il sistema di estroflessioni creato dall’artista è invece una traccia di un processo creativo recondito, quasi narrativo, come si trattasse di una scritta. Il succedersi di queste tracce date da precisi atti pittorici, una vera e propria “scritta”, non si limita a trasportare un messaggio, ma invita lo spettatore a determinarne il significato, suggerendo quindi una partecipazione attiva a una situazione condivisa, e in questo ha il ruolo di materializzare la condivisione. In quest’ottica l’opera di Castellani stimola la percezione creativa e la reinterpretazione di fenomeni plastico-visivi ripetuti.
Le potenzialità evocative della scrittura sono senz’altro oggetto di studio di #maurizionannucci, il quale attraverso le sue luminose scritte al neon, dall’evidente caratteristica sensuale e materiale, opera a livelli semantici e immateriali. Tali strutture scritturali, in virtù della loro relazione con specifiche realtà spaziali e architettoniche, favoriscono il dispiegarsi di significati immaginari, poetici, intelligibili. E immaginare altri significati comporta una libertà interpretativa e una rivalutazione delle convenzioni, come ben suggerito dall’opera iconica “What to see what not to see” del 2017, che si rifà proprio a questo atto della scelta, della decisione tra quali strade interpretative prendere per comprendere le realtà
Anche #peterwuethrich opera con la dilatazione dei livelli semantici del testo. Parole estrapolate da testi, dalla forte carica emotiva, comunicano realtà intelligibili e intime. Ma è soprattutto il libro l’oggetto caratterizzante dell’opera dell’artista, inteso come ambasciatore e protettore fisico dell'entità immateriale e spirituale del testo. Come scrive Hegyi, «la loro [del libro] esistenza è il presagio di qualcos’altro, essa allude a qualcosa che non è presente, la loro funzione è la materializzazione di ciò che è immateriale, la visualizzazione di uno stato intermedio che fa riferimento alla mediazione tra chi dà e chi riceve il messaggio da un lato, e a quella tra messaggio intelligibile, idea immateriale e sistema semiotico strutturato in base a principi razionali dall’altro.»
Il testo, con la sua potenzialità semantica, allude a dimensioni immateriali e spesso preannuncia qualcosa di nuovo, di immaginario, di non ancora visibile. Una potenza evocativa di enorme portata, ben riassunta dalla scritta al neon di #maurizionannucci ideata per il parco d’arte contemporanea ArtLine di #milano: “New Times for Other Ideas New Ideas for Other Times” (2020).
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