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settembre 08, 2021 - Galleria Giampaolo Abbondio

Poesia e Rivoluzione

L'esposizione, curata da #ledalunghi, presenta le opere di cinque artisti italiani e internazionali quali Marìa Magdalena Campos-Pons, #elenabellantoni, #giannimoretti, #bintadiaw e #massimouberti,  portavoce di un'arte politica che si esprime con il fascino e  la delicatezza della poesia. 

Dal 15 settembre al 30 ottobre 2021, la #galleriagiampaoloabbondio, in via Luigi Porro Lambertenghi 6, nel quartiere Isola a #Milano, apre la propria stagione espositiva autunnale  ospitando la mostra Poesia e Rivoluzione
Il progetto racconta di un dialogo spontaneo di metafore e valori, uniti da una narrazione culturale di cambiamenti sociali che s'intrecciano con il senso storico dell'utopia e della rivoluzione.
S'innesca quindi il processo del linguaggio, della storia, della dicotomia tra passato e futuro, tra l'importanza della memoria, l'enigma della fragilità umana e dell'identità futura. Le parole rievocano la rivoluzione, la poesia e l'arte ne sono rivelatrici.
Il percorso si apre con le opere di Marìa Magdalena Campos-Pons (La Vega, Matanzas, Cuba, 1959) nelle quali si ritrova la sua essenza rivoluzionaria, delicata e malinconica, da cui emerge l'amore per Cuba, la sua terra d'origine. I colori e i particolari che affiorano dai suoi lavori, sono dei rimandi alla narrazione di storie e leggende.
La proposta di Elena Bellantoni (Vibo Valentia, 1975) prende ispirazione dal film Nostalghiadel regista russo Andrej Tarkovskij che narra la vicenda di Andrej Gorčakov, un poeta sovietico che conosce il vecchio Domenico, un uomo ritenuto da tutti matto perché, vari anni prima, era rimasto rinchiuso in casa per sette anni con la sua famiglia in attesa della fine del mondo. 
"Bellantoni parte da un attimo, un'inquadratura lontana, un particolare, un cartello tra la folla: 'Pensate! Domani è la fine del mondo' - scrive #ledalunghi - "un monito, da cui questa ricercatrice di esistenze, prende spunto per l'omaggio alla poesia profonda e rivoluzionaria del regista e dei suoi valorosi anti-eroi". Attraverso questo lavoro #elenabellantoni riflette sui mesi appena trascorsi, ragionando sul cambiamento che tutto ciò provocherà sulla società.
Gianni Moretti (Perugia, 1978) racconta la rivoluzione dei più fragili e del loro coraggio ad affrontare la vita e gli sguardi altrui nelle condizioni più avverse, conservando la capacità di non cadere, per non divenire invisibili prima di tutto a loro stessi e per rimanere uniti a quel filo rosso che li integra al significato primo della vita, quello della libertà.
Binta Diaw (Milan, 1995) esplora dal punto di vista politico, culturale, sociologico la problematica della generazione dello Ius soli e chiede attraverso il lavoro Black powerless il riconoscimento dei diritti per una generazione invisibile. Quello che ne risulta è un'opera corale, in cui l'artista prende il calco del pugno chiuso dei suoi coetanei afro-italiani, il simbolo iconico dell'identificazione dell'orgoglio nero, ma posizionato al contrario, per gridare la loro mancanza di potere di fronte alle considerazioni della società e dei governi.
Nel lavoro di Massimo Uberti (Brescia, 1966), antico e contemporaneo convivono nelle loro essenze più pure, attraverso la rappresentazione dell'oro e del neon, e con questo racconta la duplicità dell'arte, presente nella scritta: "L'altro lato dell'arte". Con queste parole, Uberti descrive l'universalità dell'opera d'arte e in contemporanea il suo duplice significato di singolarità quale opera stessa, evocata ed elaborata dall'artista.

Per un approfondimento, invitiamo a leggere il testo critico della curatrice Leda Lunghi qui.

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