Cookie Consent by Free Privacy Policy website laVerdi: Tra Genio e Follia | John Axelrod | Auditorium di Milano, 21/10 - 22/10 - 24/10
ottobre 08, 2021 - laVerdi

laVerdi: Tra Genio e Follia | John Axelrod | Auditorium di Milano, 21/10 - 22/10 - 24/10

Il quarto appuntamento della Stagione Sinfonica dell’Orchestra Sinfonica di #milano Giuseppe Verdi offre al pubblico dell’Auditorium di #milano un programma che si compone di due lavori sinfonici di Robert Schumann e Ludwig van Beethoven, due compositori la cui grandiosa arte risulta indubbiamente interpolata Tra genio e follia, come recita il titolo dell’appuntamento.

Giovedì 21 (ore 20.30), venerdì 22 (ore 20.00), e domenica 24 ottobre (ore 16.00), John Axelrod, graditissimo ritorno all’Auditorium di Miano, dirige la Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia n. 4 in Re minore op. 120 di Robert Schumann, nella versione del 1853. Axelrod conclude con #laverdi un viaggio nel “dittico” delle versioni di questo lavoro sinfonico, dopo aver eseguito insieme all’Orchestra della Toscana la versione del 1841, lo scorso venerdì 8 ottobre. Un affascinante percorso nella genealogia dell’opera, di cui all’Auditorium sarà possibile ascoltare l’ultima versione.

Citando una lettera del compositore a Clara Wieck, Schumann più che mai acquisisce "la consapevolezza che le opere scritte con tanta precipitazione abbisognino di rielaborazioni, specie nell’orchestrazione" contando il fatto che la Quarta fu composta in poco più di quattro mesi, un tempo assai ridotto. Una sinfonia in quattro movimenti, che però Schumann, dopo la revisione, vorrà eseguiti senza soluzione di continuità.  Lo si intuisce immediatamente dal primo tempo, in cui la grande unità tematica è subito svelata. Questo gioco di rimandi caratterizza l’intera sinfonia, che pare farci rivivere stati d’animo già vissuti. A tratti pare costellata di flashback, reminiscenze, ricordi e anticipazioni. Ancora: questa doppia “radice” tematica, questo binomio tematico, potrebbe in qualche modo rimandare ai due alter ego di Schumann, Eusebio e Florestano: l’uno più tenero e sensibile, l’altro più ardito e vigoroso. Al primo movimento, così volitivo, ardito e coraggioso fa da contrasto la delicata e intima Romanza, fin dall’inizio siamo in tutt’altra atmosfera: un accordo minore apre il movimento, seguito da un'espressiva melodia dell'oboe e dei violoncelli seguita dal ritorno del tema dell'Introduzione. Lo stesso vale per il terzo movimento, lo Scherzo, traboccante di slancio e d'energia, a tratti volutamente rude, interamente compenetrato dallo stesso tema del vivace. Il Trio, la sezione centrale dello Scherzo, non fa che riprendere il tema giocoso proposto dal primo violino nel corso della romanza. In un lugubre pianissimo, in un’atmosfera nebbiosa e interrogativa, quasi tremolante, sospeso e carico di presagi, attacca in modo inatteso un Lento nel quale compare il fantasma del tema iniziale. Questa nuova "Introduzione", che riafferma il tratto ciclico della Sinfonia, immette nel tripudio del Finale. A partire da uno splendido Fugato si sviluppa lentamente un climax che ci conduce alla grandiosa coda finale, in accelerando, da ultimo quasi colma di ebbrezza.

Un finale grandioso. Quasi come quello della Settima Sinfonia in La maggiore op. 92 di Beethoven, una delle più amate dal pubblico e dai musicisti, rappresenta un capolavoro senza tempo, una delle vette inusitate del sinfonismo di tutti i tempi. Richard Wagner la definirà come “un’apoteosi della danza nella sua massima essenza, l’azione del corpo tradotta in suoni ideali”, in cui ogni movimento è una gemma preziosa del repertorio. Si pensi in particolare all’Allegretto, un capolavoro d’invenzione melodica, che sembra una marcia funebre ma una marcia funebre non è.

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare