Cookie Consent by Free Privacy Policy website Ho visto un’alba blu: Giovanni Gaggia al Museo della Ceramica di Savona
ottobre 19, 2021 - Espoarte

Ho visto un’alba blu: Giovanni Gaggia al Museo della Ceramica di Savona

Il Museo della #ceramica di #savona presenta Ho visto un’alba blu, #mostra personale dell’artista marchigiano #giovannigaggia, a cura di #liviasavorelli. Il titolo, ispirato dal testo di Blu, canzone dei CSI, ci conduce in una narrazione poetico-politica in cui il blu è filo conduttore – visivo e metaforico – della fragilità umana, di «una storia che si tesse insieme, dalla piccola e quotidiana memoria personale ad una più ampia e collettiva».

Blu come il mare che compare in Quello che doveva accadere, video inedito presentato in #mostra che chiude l’omonimo progetto corale – con la partecipazione di più di 50 voci tra artisti, critici, curatori poeti e giornalisti – dedicato ad una delle pagine più tristi della Storia del nostro Paese, la Strage di Ustica, e presentato ad Ancona al Museo Tattile Statale Omero (leggi qui): un arazzo ricamato in braille, un libro d’artista, ora un video che riporta il tragico racconto al mare, prima luogo di morte ora di rinascita, in una sorta di inversione metaforica del ciclo della vita, per una sospensione da un dolore così strettamente connesso all’umana esistenza. Mare come dimensione politica.

Blu, nella sue varianti tonali, con l’installazione Cuore a Dio, mani al lavoro composta da 125 cuori in #ceramica realizzati da Gaggia in occasione della residenza tenutasi, tra fine novembre e inizio dicembre 2019 all’Antico Giardino Laboratori di prossimità di Albissola Marina (SV) su invito dell’Associazione culturale Arteam, per realizzare un grande progetto partecipato, in cui le singole parti sono metafora di una comunità consapevole. Ogni cuore, realizzato a partire dal calco di un vero cuore mummificato – la cui cromia è legata al colore del mare, alla stessa tradizione #ceramica ligure e alla valenza legata al colore blu nella tradizione cristiana, considerato come simbolo di evasione e pace – è stato personalizzato da ogni persona, lasciando un segno (un graffio, un disegno o una scritta) che facesse emergere il bianco e ristabilisse l’equilibrio del bianco-blu della tradizione #ceramica. Il segno, intimo e personale, lasciato da ciascuno come membro di una comunità, è inoltre un inno alla difesa delle differenze e delle diversità. Il progetto ha inoltre avviato un meccanismo virtuoso che, travalicando ogni confine geografico e fisico, si è ampliato alla comunità “virtuale” che ha contribuito al progetto con disegni, selezionati dall’artista e da lui stesso ricreati sul cuore in #ceramica e, grazie alla collaborazione con LaboratorioL, estesa anche alle scuole del territorio albissolese.

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare