Cookie Consent by Free Privacy Policy website Cadavre exquis Rebecca Ackroyd Ludovica Anversa Maryam Hoseini inaugurazione domani sabato 12 marzo, 2022 ore 11-19
marzo 11, 2022 - Galleria Massimo Minini

Cadavre exquis Rebecca Ackroyd Ludovica Anversa Maryam Hoseini inaugurazione domani sabato 12 marzo, 2022 ore 11-19

* Super Green Pass e controllo della temperatura all'ingresso

Trovare un titolo a una #mostra non è mai semplice, ma sicuramente in questo caso è stato divertente. Se le connessioni tra i lavori di #rebeccaackroyd, #ludovicaanversa e #maryamhoseini possono sembrare in parte evidenti, tutte hanno un linguaggio ben differente e si possono leggere in numerosi modi.

Il "cadavre exquis" è infatti un gioco collettivo che i Surrealisti hanno realizzato per la prima volta a Parigi, nel 1925. Consisteva nel far comporre una frase da più persone, ignare dell'intervento dell'altra, nella sequenza sostantivo-aggettivo-verbo-sostantivo-aggettivo. Da qui nasce la prima frase: le cadavre exquis boira le vin nouveau ("il cadavere squisito berrà il vino nuovo"). Una frase di senso compiuto, sebbene assurdo.

Così le tre artiste in #mostra hanno lavorato in modo indipendente, per associazioni casuali, nel quale tuttavia sembra manifestarsi una sotterranea comunicazione.

Rebecca Ackroyd (Cheltenham, UK, 1987) ci proietta in uno scenario sognante, in cui le presenze umane sono catturate in dettagli. Le figure senza genere delle sue opere emergono come ritrovamenti di scavi archeologici e tutte raccontano di storie frammentate che devono essere immaginate o cercate all'interno di una memoria collettiva o personale. Collegate tra di loro oppure lette come scorci di ricordi improvvisi, come quando ci svegliamo da un sogno e solo alcuni ricordi riaffiorano alla memoria.

Il confine tra realtà e immaginazione si assottiglia sempre di più nel lavoro di Ackroyd e mentre lo osserviamo, una calza strappata, un orecchio in fiamme ingigantito o un occhio quasi torturato da un piegaciglia ci sembrano sempre più familiari. Il cambiamento di scala delle opere disorienta il nostro sguardo e immagini intime si impongono in modo prepotente. La carica non solo visiva, ma anche erotica si estende nello spazio narrativo delle opere, che in modo velato nascondono una critica attorno al cosiddetto male gaze.

Sempre alimentando l'immaginario collettivo #ludovicaanversa (Milano, IT, 1996) attraverso i suoi dipinti racconta di come l'uomo sin dalle grotte di Lascaux abbia sentito l'esigenza di imitare la realtà, affiancando impronte di animali a false tracce da lui disegnate. La sua è una pittura fatta di stratificazioni e di sovrapposizioni di elementi provenienti dal mondo umano, animale e vegetale, che vengono dipinti e poi coperti, per poi essere nuovamente ritrovati attraverso un intervento quasi archeologico di rimozione della pittura superficiale. Al di sotto di nebbie lattiginose emergono forme viscerali e frammenti, che nuovamente, sembrano emergere dai sogni. Ciò che vediamo non corrisponde al reale, eppure sembra così familiare. Immagini in potenza e negazioni delle stesse. Sono presenti corpi velati, contraddittori e metamorfici che si stagliano come ferite su altre immagini ibride.

Così come ibride sono le narrazioni di #maryamhoseini (Tehran, IR, 1988), che raffigura scene collettive in cui si svolgono azioni assurde e instabili. Architetture di interni e corpi stilizzati accentuano la dualità tra la tenerezza di un immaginario omosociale e la violenza di uno scenario alienante. Hoseini affronta tematiche legate alla politica, all'identità e al genere, ambientando la tragedia della condizione umana in ambienti in cui i desideri primordiali sembrano svincolati dalle convenzioni. I protagonisti di queste inquietanti scene paiono anche in questo caso familiari, ma sono allo stesso tempo sconosciuti.

Quelle che sembrano scene intime di gioco, lotta e piacere in realtà nascondono narrazioni erotiche, sinistre e apparentemente violente. E noi, ne stiamo osservando i dettagli con minuzia quasi ossessiva. Forse stiamo esercitando violenza noi stessi con il nostro sguardo da voyeurs?