Cookie Consent by Free Privacy Policy website Metal-mezzadria- Nico Angiuli, a cura di Emanuele Rinaldo Meschini
settembre 30, 2022 - Marina Bastianello Gallery

Metal-mezzadria- Nico Angiuli, a cura di Emanuele Rinaldo Meschini

opening sabato 8 ottobre dalle 18.30 alle 20.30

dal 10 ottobre al 25 novembre 2022

marina bastianello gallery è lieta di presentare Metal-mezzadria, #mostra personale dell’artista #nicoangiuli a cura di #emanuelerinaldomeschini (dal 10 ottobre al 25 novembre 2022, opening sabato 8 ottobre 2022 dalle 18.30 alle 20.30). 

Metal-mezzadria non è né una classe né un genere. È una condizione di mezzo in cui vanno a coincidere il mondo del #lavoro, prevalentemente in fabbrica, e quello del tempo libero, inteso a sua volta come #lavoro agricolo. Del resto per metal-mezzadro si intende proprio “Operaio metallurgico che nel tempo libero lavora nei campi”. Questa condizione mette a confronto l’obbligo e la scelta, lo sfruttato e lo sfruttatore, lo schiavo e il padrone, la casa e la fabbrica, il pubblico e il privato.

Sembra quasi un’accelerazione della vita activa di Hannah Arendt che in questo caso, diventa iper attiva. Una perfetta sintesi capitalista dove l'essere umano 
non stacca mai, dove la produttività è il must che regola anche il tempo libero, dove la circolarità dell'oppressione viene sfogata su se stessi. La metal-mezzadria si configura, pertanto, come quella condizione in cui non c’è riposo e forse neanche consapevolezza. Un livello tale di automazione che induce alla ripetizione gestuale e l’annullamento concettuale. 

Mentre si decostruisce il binarismo nella sua forzatura ontologica di continuo aut aut (o questo o quello, altrimenti nulla) la metal-mezzadria rappresenta una posizione, novecentesca, mono dimensionale tuttavia ancora molto presente. Non si tratta tanto del #lavoro nel suo specifico, bensì della mancanza di scelta e della successiva dinamica di sfruttamento. Sfruttamento cognitivo, reputazionale, fisico, relazionale. Un corpo che non può scegliere, perché mai lasciato 
libero, si auto infligge la pena del #lavoro forzato. Self exploitation. Ed è propio questo essere sempre alla mercé di qualcuno o qualcosa che lega i lavori di Angiuli. A questo poi si aggiunge la dimensione dello spettro, dell’hauntologia di Mark Fisher e del qualcosa che permea, pervade e presiede le nostre scelte senza mai mostrare la sua presenza fisica.

Nessuno dei soggetti di Angiuli - tranne il gondoliere - possiede i suoi mezzi di produzione, ma tutti ne sono posseduti. Dal bracciante ghanese fino allo spedizioniere di Amazon tutti sono costretti ad un solo percorso. Nessuno può errare, nel senso di sbagliare, ne tanto meno vagare. Nessuno può interloquire direttamente con i suoi spettri ma ne subisce il fascino subliminale.

Se potessimo astrarci per un attimo da questa condizione potremmo vederne tutte le sue storture. A questo serve il simbolico dell'opera d’arte. Riassumere in un gesto quello che non riusciamo a vedere perché troppo immersi nel mondo/modo in cui viviamo. Angiuli così ci richiama alla pausa e mentre lo fa cambia i ruoli dei protagonisti, sposta le traiettorie dei loro percorsi trasforma le loro relazioni quotidiane in momenti significanti. Dà corpo ai fantasmi. Il #lavoro è una forza distraente e il simbolico ci aiuta a focalizzare le questioni centrali e avvertirne gli spettri.

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare

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