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ottobre 17, 2022 - Galleria Nazionale

Daniela Comani. YOU ARE MINE

Lunedì 17 ottobre, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea presenta l’opera  YOU ARE MINE con la quale Daniela Comani affronta la questione, estremamente attuale,  del femminicidio. Attraverso un’installazione site-specific concepita per il Corridoio Bazzani della Galleria Nazionale, l’artista condivide  la propria riflessione esponendo una serie  di riproduzioni di articoli di giornale raccolti, selezionati, archiviati e manipolati, che riportano notizie di omicidi avvenuti fra le mura domestiche. Ma questa volta, è dato un punto  di vista diverso: “ho invertito la cronaca  dei nostri quotidiani (l’uomo diventa donna,  la vittima carnefice e viceversa), invitando così a riflettere sul fenomeno del femminicidio e  sulle sue assurdità” (Daniela Comani).

In questa serie di testi - immagini compare una cronaca popolata da donne impetuose e violente, mogli gelose, ex fidanzate che non accettano il tradimento o la fine di una relazione, accanto a uomini che subiscono violenze di ogni genere, picchiati, inseguiti, violentati.

“La violenza di genere connota la nostra storia da millenni, soprattutto quando le donne hanno la forza e il coraggio di ribellarsi e uscire dai propri ruoli. Negli uomini l’aggressività  è solitamente considerata ormonale, e entro un certo limite viene accettata come normale. Nonostante non esista un profilo standard per chi compie violenza domestica, ci sono schemi che si ripetono. Nei cosiddetti “delitti d’onore” sono infatti la gelosia, la vendetta, la possessività e l’odio verso le donne i motivi comuni che portano al sopruso.  Al contrario, delle vittime si hanno sempre poche informazioni. Di solito i media riportano solo  il nome di battesimo e l’età delle donne, nonché la tipologia dell’omicidio.

Le circostanze esatte rimangono quindi oscure, nascoste dietro quei muri dove si è svolto il dramma. Comani capovolge questa crudele realtà invertendo i ruoli di genere, rendendo gli uomini vittime di violenza all’interno delle loro stesse dimore. L’effetto di questo rovesciamento sovversivo è sorprendente, proprio perché siamo abituati a individuare il colpevole nella figura maschile”, queste le parole della curatrice #miriamschoofs.

La mostra

La nuova installazione dell’artista mette in risalto il contrasto, la stonatura, tra la sobrietà dell’informazione mediatica e il dramma della violenza domestica e del femminicidio, invertendo i generi e trasformando così le donne da vittime a carnefici: in questo processo la stessa cronaca nera rivela il senso di straniamento e alienazione di cui è rivestita quotidia-namente, nel suo formale distacco dalla tragedia umanamente vissuta.  Alcuni fatti ne risultano quasi surreali, se non persino comici.

Nella serie di 15 stampe ingrandite su un materiale di cotone e alluminio che l’artista accartoccia, si snoda questa originale modalità di divulgazione dei fatti di cronaca. È proprio  questo materiale tessile che, con la sua  superficie sgualcita, conferisce un carattere  plastico alla sequenza di ritagli di giornale  allestiti – non incorniciati – nello spazio  espositivo. La natura oggettuale dell’installazione genera un effetto scultoreo che aggiunge un nuovo piano di lettura al lavoro concettuale  di Comani, un’insolita corporeità che enfatizza la natura esplosiva del tema affrontato.

Come Giuditta decapita Oloferne di Caravaggio (1598/1599) e di Artemisia Gentileschi mostrarono un atto di violenza compiuto da una donna ai danni di un uomo suscitando enorme scalpore tra gli spettatori contemporanei e diventando precedenti illustri della rara forma  di rappresentazione nella storia dell’arte,  così oggi, attraverso la potenza dell’immagine, questo lavoro di #danielacomani sottolinea il ruolo di denuncia sociale che l’arte può assolvere.

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