Cookie Consent by Free Privacy Policy website La forma delle parole - Una mostra personale di Stefano Mario Zatti
gennaio 19, 2023 - atipografia

La forma delle parole - Una mostra personale di Stefano Mario Zatti

Atipografia presenta, negli spazi della galleria ad #arzignano (Vicenza), la #mostra LA FORMA DELLE PAROLE, personale dell’artista padovano Stefano Mario Zatti, a cura di Robert Phillips e Matilde Nuzzo. La #mostra, che apre il programma del 2023 di #atipografia, si tiene da sabato 21 gennaio a domenica 26 febbraio 2023.

La #mostra esplora il percorso artistico di #stefanomariozatti proponendo nuove e diverse chiavi di lettura della sua opera. La forma delle parole propone al piano terra della galleria dodici grandi opere e prosegue al piano superiore con lavori appartenenti alla fase del percorso artistico di Zatti legato alla transizione tra il concettuale e la sua particolare rappresentazione del verbo come mezzo espressivo. 

La parola come atto di creazione si pone alla base della ricerca da cui nasce l’esposizione. Essa spazia tra la rappresentazione puramente simbolica di “sangue del mio sangue”, o delle “sindoni”, dove la parola non è elemento mostrato, ma sotteso, come se i sentimenti si tramutassero in grafie e le grafie in sentimenti, fino a opere come “99 nomi” o “mundus” dove proprio l’elemento grafico #mostra la parola come atto finale, e fondante, della rappresentazione. 

Le sue parole sono ombre che occupano piccoli ritagli all’interno di uno spazio assoluto collocati in contesti volutamente silenti e, a tratti, inquieti e oscuri. Non ritratti o fisionomie isolate nel grigiore di una tela, ma parole o gesti artistici a cui guardare con la consapevolezza delle azioni evocate, piccole tessere che divengono emblemi di un oggetto relazionale, in un processo che non è più soltanto dramma personale, ma viene generalizzato, filtrato dalla distanza fisica ed emotiva dove il paesaggio della rappresentazione viene circoscritto e, apparentemente, soffocato dentro il perimetro delle opere.

Il concetto di base che sta al fondo di questa #mostra è nato dal confronto tra le varie sensibilità delle persone che accompagnano l’artista nel suo percorso. Discutendo e analizzando il lavoro di Zatti nelle sue diverse declinazioni, in cui spesso la parola scritta è motivo sigla del suo rappresentare, ci si è accorti che al fondo di ogni opera esisteva un narrato, una sorta di bolla latente, che esprime con la scrittura ogni aspetto delle sue opere. Questa forma di enciclopedia personale, di abaco dell’inconscio, contenuta nei suoi libretti fittamente scritti al limite dell’indecifrabile, rappresenta uno strumento di rappresentazione del verosimile, una sorta di illusione consapevole legata com’è, indissolubilmente, alle suggestioni quotidiane dei concetti che stanno alla base dell’elaborazione del piacere estetico del lavoro dell’artista. 

Le opere in #mostra, nel loro insieme, rappresentano uno dei capi della metafisica dell’assenza dove, il venir meno di punti di riferimento nella realtà, crea un distacco estremo, aiutato dal quasi totale rifiuto del colore, ma dove l’estrema sintesi del fare di Zatti, liberato com’è da ogni sovrastruttura, trova la sua massima chiarezza rappresentativa.

Da artista di grande potenza rappresentativa, Zatti approfondisce ogni componente della sua propria interiorità, restituendone una forma visibile e superando la banalità della sola rappresentazione fattuale della percezione quotidiana per spingersi oltre le barriere del concettuale e facendosi interprete cosciente, con assoluta integrità e sincerità, di quegli schemi reconditi che stanno alla base di ogni rappresentazione artistica.

Le opere esposte sono accompagnate da uno scritto che racconta, in forma poetica ma anche critica, le complesse interazioni che portano alla genesi delle opere dell’artista, mostrando frammenti di memorie che riaffiorano, luoghi dimenticati, ricordi lontani che sono restituiti al lettore come metafore di un percorso difficilmente raccontabile con altri mezzi. Lo scritto è pensato e redatto in forma di colloquio a più voci tra l’artista, Elena Dal Molin e i curatori della #mostra.