Cookie Consent by Free Privacy Policy website Ora in libreria: "Cose mai viste. Fotografie inedite" di Gianni Berengo Gardin e "Ritorni a Beirut" di Gabriele Basilico
febbraio 24, 2023 - ContrastoBooks

Ora in libreria: "Cose mai viste. Fotografie inedite" di Gianni Berengo Gardin e "Ritorni a Beirut" di Gabriele Basilico

GIANNI BERENGO GARDIN - COSE MAI VISTE - Fotografie inedite

Lo sguardo di un maestro della #fotografia italiana e internazionale attraverso oltre 120 fotografie inedite. Il volume accompagna la mostra che sarà esposta al Mo.Ca. di Brescia dal 25 febbraio al 21 maggio 2023.

Ci ho messo anni per capirlo, per farmene una ragione di quanta rivoluzione ci fosse nel candore, nella castità di uno sguardo. Ci ho messo così tanto tempo perché ho dovuto prima farmi una ragione che sì, volevo bene alla vita, come gliene vuole GBG, e se gli vuoi bene alla vita come potresti non volerne alla sua casta immagine? Maurizio Maggiani

Contrasto pubblica Cose mai viste. Fotografie inedite di #gianniberengogardin. Il nuovo #libro del grande protagonista della #fotografia italiana, che arriva così a quota 263, con 120 immagini inedite accompagnerà la mostra prevista al Mo.Ca. di Brescia dal 25 febbraio al 21 maggio 2023.

Fotografo dal 1954, con settanta anni di carriera, #gianniberengogardin è uno degli interpreti più rappresentativi del panorama italiano e internazionale. Come accadeva agli autori "ai sali d'argento", quando fotografare voleva dire custodire i negativi e scegliere sui provini una foto che in quel momento sembrava la più adatta da pubblicare, molti sono i tesori nascosti, inediti, che un grande archivio come quello di Berengo Gardin ancora costruisce. Così, con un attento lavoro di selezione, sono riemerse ora una serie di immagini "nuove", mai viste prima; fotografie all'epoca rimaste indietro, sepolte da altre o più semplicemente trascurate in quel momento.

Cose mai viste. Fotografie inedite le presenta al pubblico per la prima volta. Suddiviso in due atti - con fotografie che spaziano dall'indagine sociale alla vita quotidiana, dal mondo del lavoro fino all'architettura e al paesaggio - è arricchito da un testo dello scrittore Maurizio Maggiani. Immagini che vanno dal 1954 al 2019 e che ci fanno girare il mondo con alcuni sguardi inediti sulla realtà. Dalla Svezia a Mosca con il fermo immagine della pesa pubblica al mercato, passando per l'immancabile Venezia, l'amata Parigi, un pellegrinaggio a El Rocìo in Andalusia, si arriva fino al colpo d'occhio di un gruppo di operai che fanno ginnastica collettiva nel cantiere dell'Aeroporto di Osaka nel 1993.

Un #libro che conferma ancora una volta Berengo Gardin come maestro del bianco e nero che ha costruito un patrimonio visivo unico dell'Italia dal dopoguerra a oggi (e non solo del nostro Pese), caratterizzato da un'assoluta coerenza nelle scelte linguistiche e da un approccio "artigianale" al suo lavoro. Nelle inchieste sociali, così come nei paesaggi, o nelle ricognizioni sul mondo del lavoro, il soggetto principale della sua ricerca è sempre l'uomo, colto nella relazione emotiva, psicologica e profonda con l'ambiente che lo circonda. Interprete sensibile e partecipe, #gianniberengogardin ha osservato tante volte il mondo tornando e ritornando a visitare luoghi che col tempo sono diventati familiari al suo sguardo e alla nostra memoria.

Con questo sorprendente volume, #gianniberengogardin ci presenta istantanee che, una volta in più, rivelano il tocco geniale del grande artigiano, la sapienza del narratore attento che riesce sempre a meravigliare con la forza e la poesia del suo sguardo.

GABRIELE BASILICO - Ritorni a Beirut – Back to Beirut. A cura di Giovanna Calvenzi

Il volume definitivo con i reportage realizzati da #gabrielebasilico a Beirut con un'ampia selezione di fotografie in bianco e nero e a colori.

Il #libro accompagna la mostra che sarà esposta dal 1° febbraio al 14 maggio 2023 presso la galleria Chateau d'Eau di Tolosa e cura di Christian Caujolle.

Contrasto pubblica Ritorni a Beirut di #gabrielebasilico, a cura di Giovanna Calvenzi: nelle sue parole, il #libro che «dovrebbe essere [...] "definitivo" per ricordare una relazione profonda e appassionata che ha legato #gabrielebasilico alla città di Beirut, che nel corso degli anni è diventata anche uno dei cardini centrali del suo impegno con la #fotografia. Oltre a un lungo lavoro in archivio di rilettura di tutto quanto Basilico ha realizzato, sono stati invitati a esercitare i loro ricordi anche "i complici" dei diversi viaggi». L'ampia selezione di fotografie in bianco e nero e a colori è introdotta da testi di #gabrielebasilico, Giovanna Calvenzi, Tanino Musso, Fouad Elkoury, Gabriel Bauret, Christian Caujolle, Alessandro Ferrario, Rita Capezzuto e da una Cronologia di Farian Sabahi.

Così, pagina dopo pagina, scopriamo il lavoro realizzato da #gabrielebasilico in occasione di quattro missioni fotografiche a Beirut nel 1991, 2003, 2008 e 2011.  

Nel 1991 viene coinvolto dalla Hariri Foundation e dalla scrittrice libanese Dominique Eddé in un progetto che ha come obiettivo la documentazione fotografica dell'area centrale della città di Beirut al termine della devastante guerra civile che aveva straziato per quindici anni la città. Con lui sono chiamati altri cinque fotografi: Raymond Depardon, Josef Koudelka, Robert Frank, René Burri e Fouad Elkoury. Basilico si muove nel centro della capitale devastata e ancora minata con lo sguardo che ha caratterizzato tutta la sua produzione, attento alle trasformazioni del paesaggio contemporaneo, alla forma e all'identità delle città e delle metropoli da un punto di vista architettonico, certo, ma soprattutto sociale. Da allora, tornerà a Beirut altre tre volte. Nel 2003 per incarico della rivista di architettura Domus, diretta da Stefano Boeri, per registrare la ricostruzione della città attraverso vedute urbane corrispondenti alle foto scattate nel 1991. Nel 2008, quando in occasione dell'inaugurazione di una sua mostra al Planet Discovery Center continua a registrare la ricostruzione della città. E infine nel 2011, quando l'Hariri Foundation lo chiama di nuovo a documentare la Beirut ricostruita insieme a Fouad Elkoury, Klavdij Sluban e Robert Polidori.

L'occhio del fotografo si posa così su una città che cambia nel suo aspetto e nella sua anima, legandosi a quella di Basilico che così scriverà: «La pratica del ritornare crea una singolare disposizione sentimentale: come l'attesa per un appuntamento desiderato, un risvegliarsi della memoria per luoghi, oggetti, persone, come se si riaccendesse il motore di una macchina ferma da tempo. Per Beirut è stato anche di più».