Cookie Consent by Free Privacy Policy website Officine dell’Immagine di Milano ospita la prima personale italiana di Servet Kocyigit
novembre 26, 2014 - Officine dell'immagine

Officine dell’Immagine di Milano ospita la prima personale italiana di Servet Kocyigit

Dal 27 novembre 2014 al 7 febbraio 2015, Officine dell’Immagine di Milano ospita la prima personale italiana di Servet Kocyigit (Kaman, 1971), uno degli autori più interessanti della scena contemporanea turca.
Curata da Silvia Cirelli, la mostra dal titolo Truth Serum esplora il percorso artistico di questo poliedrico interprete, raccogliendo una selezione di opere, tra fotografie, installazioni e video, mai esposte in Italia.

L’attuale ricerca espressiva di Servet Kocyigit cattura la mappatura intima di un paese, la Turchia, che da diversi decenni vive in costante bilico fra Occidente e Oriente, fra stato laico e islamico, nell’incessante disputa fra desiderio di modernizzazione e salvaguardia della tradizione.
Questa dialettica viene esplorata con grande originalità, traducendo le ambivalenze della propria nazione e soprattutto spostando l’attenzione verso una dimensione più collettiva, che evoca abilmente l’inaffidabilità della verità e la sua ingannevole alterazione.
Questi tratti stilistici sono sicuramente stati influenzati dalla sua esperienza personale; non bisogna dimenticare, infatti, che la sua generazione è cresciuta dopo il golpe del 1980, quando la censura sempre più rigida obbligava le persone a credere in una verità indiscussa e soprattutto imposta.
La precarietà della verità, come anche il suo confronto con il concetto di libertà, hanno un ruolo preponderante nella sua sintesi poetica. “È stato proprio attraverso l’arte - ha avuto modo di affermare lo stesso Kocyigit - che ho capito cosa fosse davvero la libertà”.

La mostra milanese si apre con la serie Truth del 2011, tre fotografie di grande formato in cui l’artista gioca sul tema del potere, della fama e sull’ingannevole transitorietà delle cose. Un gruppo di agguerriti giornalisti e cameramen sembrano spiare senza sosta un indefinito personaggio famoso, di cui non si vede e conosce nulla e del quale s’ignora persino l’esistenza. È l’ambiguità quasi feroce della smania di uno scandalo che diventa più importante della notizia stessa.

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare