Cookie Consent by Free Privacy Policy website Il LABIRINTO di Franco Maria Ricci, realizzato esclusivamente con bambù di specie diverse, ospiterà spazi culturali
aprile 01, 2015 - Franco Maria Ricci

Il LABIRINTO di Franco Maria Ricci, realizzato esclusivamente con bambù di specie diverse, ospiterà spazi culturali

Il Labirinto di Franco Maria Ricci, che copre 7 ettari di terreno, è stato realizzato interamente con piante di bambù di specie diverse.

Il complesso del labirinto ospiterà spazi culturali per più di 5000 metri quadrati, destinati alla collezione d’arte di Franco Maria Ricci (circa 500 opere dal Cinquecento al Novecento) e a una biblioteca dedicata ai più illustri esempi di tipografia e grafica, tra cui molte opere di Giambattista Bodoni e l’intera produzione di Alberto Tallone.

Completeranno naturalmente questa collezione storica tutti i libri curati da Franco Maria Ricci in cinquant’anni di attività.

Perché un Labirinto. Da sempre i Labirinti mi affascinano. Insieme ai Giardini, sono tra le fantasie più antiche dell’umanità.  
Il Giardino, o Eden - così bello che Adamo ed Eva, freschi di creazione, continuavano a stropicciarsi gli occhi - incarna l’innocenza e la felicità; il Labirinto è, invece, una creazione del Potere e una fonte di turbamenti. Riflette la perplessa esperienza che abbiamo della realtà.   
Sognai per la prima volta di costruire un Labirinto circa venti anni fa, nel periodo in cui, a più riprese, ebbi ospite, nella mia casa di campagna vicino a Parma, un amico, oltreché collaboratore importantissimo della casa editrice che avevo fondato: lo scrittore argentino Jorge Luis Borges.
Il Labirinto, si sa, era da sempre uno dei suoi temi preferiti; e le traiettorie che i suoi passi esitanti di cieco disegnavano intorno a me mi facevano pensare alle incertezze di chi si muove fra biforcazioni ed enigmi.    
Credo che guardandolo, e parlando con lui degli strani percorsi degli uomini, si sia formato il primo embrione del progetto che oggi le presento. Com’è noto, quando fece costruire il suo Labirinto, che era una prigione, Minosse nutriva intenzioni cupe e crudeli; io immaginai un equivalente addolcito, che fosse anche un Giardino, dove la gente potesse passeggiare, smarrendosi di tanto in tanto, ma senza pericolo.
La passione per il bambù - questa pianta elegantissima, ma così poco utilizzata in Occidente, e specialmente in Italia - mi suggerì la materia prima ideale.
Da allora, e soprattutto negli ultimi anni, l’impresa ha assorbito la maggior parte del mio tempo. Quando nacque, il progetto aveva un carattere abbastanza personale e capriccioso. Sulle terre che avevano nutrito, e un po’ anche arricchito, la mia famiglia, volevo lasciare una traccia di me - come il gentiluomo Vicino Orsini, che tradusse le sue fantasie solitarie nel Parco dei  Mostri, a Bomarzo.  
Col passare del tempo quell’idea primitiva si è in gran parte trasformata. Forse è colpa dell’età, ma ormai penso al Labirinto di Bambù soprattutto come a un lascito - a un modo di restituire, a un lembo di Pianura Padana che comprende Parma, il suo contado e le città vicine, una parte almeno del molto che mi ha dato.
Accanto al Labirinto sorgeranno un Museo, una Biblioteca, un Archivio, e strutture turistiche che assicureranno, tanto all’Internazionale dei Colti e dei Curiosi quanto alla gente del luogo, specialmente ai giovani, accoglienza e occasioni di svago, di informazione e di ispirazione, nel segno della Civiltà, dello stile e del comfort.

Perché il bambù. Negli ultimi quattro anni ho piantato circa ventimila bambù di venti specie diverse, da quelle nane (il Pleioblastus Pomilius, che non supera i 30 centimetri) a quelle giganti (il Phillostachis Pubescens, che raggiunge i quindici metri). La superficie coperta è di sette ettari, e i percorsi si sviluppano per circa tre chilometri.
Si tratta del più grande Labirinto al mondo, e anche della più vasta piantagione di bambù, almeno in Europa (in Asia non so).  
Una delle ambizioni che mi muove è favorire le nozze fra due entità che sembrano fatte l’una per l’altra: il bambù e la Pianura Padana. Qualche volta, scherzando con me stesso, ho creduto di scorgere un indizio delle loro affinità elettive, quasi un Segno del Destino, nel nome pseudocinese del fiume  che scorre qui vicino.  Non c’è dubbio che, nei pressi del Po, il bambù, che viene dalla Cina, si senta quasi a casa sua e si trovi a suo agio; e infatti, come constato ogni giorno, le mie piante stanno crescendo bene.
Purtroppo da noi il bambù è, almeno per il momento, poco conosciuto; al massimo si sa qualcosa di una sola specie, la Phillostachis aurea.
 È un peccato perché si tratta di una pianta straordinaria, che non ha malattie, non perde le foglie, non muore anzitempo, purifica l’aria dall’anidride carbonica come da Protocollo di Kyoto e non provoca disastri in caso di tifoni o trombe d’aria (nessuno è mai morto perché gli era caduto addosso un tronco di bambù).
Sarei felice se, fra qualche anno, questa pianta diventasse un elemento importante del paesaggio padano, e i nostri imprenditori (con alcuni di loro ho già parlato) prendessero l’abitudine di mascherare con le delicate cortine verdi delle mie canne certi disadorni capannoni industriali che sfilano ai lati di strade e autostrade.
La fondazione interna al Labirinto potrà aiutarli.  Fornirà loro, anche gratuitamente, le piante necessarie e, in collaborazione con l’Associazione Italiana Bambù, un servizio di consulenza. Svolgerà così un’importante funzione ambientale, non puramente conservativa, utilizzando uno know-how alimentato, oltreché dall’esperienza,  da Corsi e da Seminari che avranno per oggetto la cura e tutte le possibili utilizzazioni di questa pianta meravigliosa.

Fuori e dentro il Labirinto. ‘Under the bam /Under the boo /Under the bamboo tree  (‘Sotto quel bam / Sotto quel bu / Sotto quell’albero di bambù’): questi versi, anche se non sembra, sono di un grande poeta, Thomas Stearns Eliot.
In effetti molte cose potranno accadere nel mio Labirinto, under the bamboo tree.  Cose che non posso prevedere.  Per esempio, un ragazzo potrà incontrare una ragazza o innamorarsi di un dipinto o di un libro…  Apparterrà a una nuova generazione, bella e intelligente, che io non riuscirò a vedere.   A volte ci fantastico su.
Atteniamoci a quello che può essere previsto e programmato: gli edifici (il Museo, la Biblioteca, l’Archivio, eccetera: oltre quattromila metri quadrati costruiti, all’interno del Labirinto e nelle adiacenze) e le collezioni e le attività culturali che ospiteranno.
Il Museo accoglierà la collezione d’arte nata in questo ultimo mezzo secolo dagli incontri tra le occasioni offerte dal mercato e il mio gusto personale. Collezione che oggi comprende oltre 500 opere (pitture, sculture e oggetti d’arte dal ’500 al ’900, tra cui opere di Bernini, Canova, Carracci, Ligabue, Savinio, eccetera…La arricchiranno via via i nuovi acquisti ed eventuali donazioni. Il Museo presenterà anche esposizioni temporanee di artisti congeniali. La prima, intitolata “Arte e follia”, sarà curata da Vittorio Sgarbi e sarà dedicata ai pittori naif padani Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi.
La  Biblioteca sarà principalmente imperniata su tre protagonisti italiani dell’arte grafica e tipografica: Gian Battista Bodoni, Alberto Tallone… e infine moi, Franco Maria Ricci (credo di potere, senza presunzione, accostare il mio nome a quei Grandi, come ultimo testimone di una tradizione gloriosa). La collezione bodoniana che esporrò è la più importante al mondo, con pezzi rari o unici, ed è quasi completa; quasi completa (oltre quattrocento volumi, fogli volanti, plaquettes….) anche la collezione delle opere di Alberto Tallone. A questi due fondi straordinari si affiancheranno i libri, i dépliants, gli opuscoli prodotti dalla mia casa editrice.
Chiuderanno il catalogo delle Biblioteca dodicimila volumi dedicati alla storia dell’arte o, meglio, delle arti: raccolta assortita che studiosi, ricercatori, laureandi, curiosi potranno esplorare liberamente.
Alla mia avventura editoriale, considerata in tutti i suoi aspetti, sarà dedicato l’Archivio, che riunirà e renderà fruibili, accuratamente ordinate e classificate, testimonianze di varia natura: le bozze, le prove di stampa, i progetti grafici,  anche quelli poi abbandonati, la corrispondenza con i collaboratori della casa editrice (fra cui grandi scrittori come Calvino, Borges, Roland Barthes…) e i documenti amministrativi e contabili. Diventerà così possibile ricostruire e studiare un’attività, spesso abbastanza avventurosa e persino un po’ visionaria, svolta in quarantacinque anni da un editore conosciuto in tutto il mondo per la qualità culturale ed estetica della sua produzione. L’archivio comprenderà anche migliaia di giornali e riviste internazionali, con articoli dedicati al mio lavoro.
Ho già accennato a Corsi e Seminari di natura botanica.  Altra iniziativa cui tengo molto: la Summer School of Art, che avrà lo scopo di far conoscere ai partecipanti, sia attraverso lezioni, sia organizzando visite guidate, le ricchezze d’arte e la memoria del territorio che comprende Parma e Mantova, Sabbioneta,  Fidenza, Fontanellato, Busseto, Salsomaggiore…  Sarà, in fondo, una prosecuzione in altra forma dell’attività iniziata con la rivista FMR che (almeno negli anni in cui l’ho curata io) ha fatto conoscere, in tutti i paesi in cui veniva pubblicata, molti tesori italiani poco noti e a volte addirittura inediti.
Disneyland o Gardaland sono grandi Parchi a uso dei bambini; su una scala finanziariamente più modesta, il mio Labirinto di Bambù vorrebbe essere un Parco per gli adulti che hanno interesse per il Libro e per l’Arte. Una cittadella vivace, dove si parleranno molte lingue, e che sarà dedicata alla Cultura e al Buon Gusto.  Anche le strutture ricettive rifletteranno quest’impostazione, il labirinto ospiterà infatti due ristoranti: uno semplice ed economico, dove si potranno assaggiare le specialità del luogo, e un altro che ambirà a farsi ricordare, tanto per l’ambiente quanto per il servizio e la cucina, e due suites, pensate per accogliere ospiti d’onore;
Al centro del labirinto, una piazza di duemila metri quadrati contornata sui tre lati da un grande porticato, ospiterà concerti, feste, esposizioni e riunioni di vario genere e, in forma saltuaria, mercatini di antiquariato o di bibliofilia, è inoltre presente anche una cappella a forma di piramide, dove un prete benedirà i matrimoni.

www.francomariaricci.com



www.labirintodifrancomariaricci.it

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