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luglio 28, 2015 - Expo 2015

Expo 2015 - Il teatro come cura, come cura il teatro

Il teatro indaga l’umano e cura gli immaginari corrotti dal tempo tentando di ricostruirli secondo un’etica secolare. Non vuole rispondere alla domanda che lo spettatore porta con sé, ma disattende la sua silente richiesta e vi contrappone una nuova domanda che innesca un processo analitico ed empatico: lo spettatore entra in crisi e attraverso l’elaborazione interiore tende alla conoscenza. Il regista teatrale Peter Brook a tal proposito scrive: «Lo shock dell'accadimento serve a infrangere tutte le barriere erette dalla nostra ragione; lo shock prodotto dallo straniamento attiva la parte migliore della nostra ragione»: questi due mezzi producono nello spettatore momenti di responsabilità nei quali è più attento, più desto, più aperto e meno passivo. Il teatro è dunque cibo e terapia allo stesso tempo: nutrimento per mantenere l’equilibrio psico-fisico e rimedio per ricostituire l’equilibrio perso. Il teatro utilizza come metodo di cura una sorta di omeopatia: cura il veleno della vita attraverso lo stesso veleno. Ma il veleno della rappresentazione è veleno studiato, compreso, acquisito, fino all’auspicabile sublimazione (ovvero attraverso il processo di catarsi). In tal modo lo spettatore vedendo agire i suoi difetti ne comprende meglio la natura, li conosce e quindi può curarli. Tuttavia negli ultimi decenni lo spettacolo teatrale è diventato allopatico, assistiamo cioè a spettacoli di intrattenimento spesso divertenti che inducono lo spettatore a dimenticare, soltanto per una porzione di tempo, le proprie difficoltà che dovrebbero essere superate attraverso l’arte in genere e non accantonate. Crediamo fortemente che il teatro debba diffondere, nell’atto in cui si compie, i semi della conoscenza, dell’evoluzione, dello sviluppo: la cura è nello svolgersi della vita, non nel già accaduto. L’associazione Teen Thèâtre, con sede a Napoli e operativa sul territorio regionale, propone due spettacoli teatrali, “La masa madre” e “Ultimo primo giorno di Re Ferdinando VIII e la fragilità della luna di cartapesta” con relativi workshop e la sezione “Negli archivi della memoria” organizzato da ASL Napoli 1 Centro e Polo Archivistico Sanitario in collaborazione con S/carte e Università degli Studi di Napoli Federico II , che portano in sé il seme di una rivoluzione, intesa non come lotta tra le parti ma come cambio radicale delle relazioni.