In “Take Me (I’m Yours)”, infatti, i lavori si possono toccare, usare o modificare; si possono consumare o indossare; si possono comprare e perfino prendere gratuitamente, o magari portare via lasciando in cambio cimeli personali.
La #mostra è anche un progetto che si evolve e si rigenera nel tempo. Accanto alla possibilità di prendere una delle migliaia di copie di ciascuna opera prodotta – e quindi concorrere a svuotare fisicamente lo spazio – il pubblico di “Take Me (I’m Yours)” ne modifica l’aspetto anche partecipando a performance in cui lo scambio non è necessariamente legato a un oggetto ma piuttosto a un’esperienza, assecondando un’idea di immaterialità che è sempre più presente
tanto nell’arte quanto nella vita reale.
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