"Le imprese che operano nel settore della cultura hanno subito perdite enormi a causa della chiusura obbligata delle attività per la pandemia del COVID-19.
Il settore delle mostre d'arte è uno dei più colpiti per due motivi: il primo è perché vive soltanto sugli incassi delle biglietterie, che sono di fatto bloccate dalla metà di febbraio; il secondo è che i costi delle mostre si sostengono al 95% prima dell'apertura, mentre i ricavi sono tutti successivi.
Quindi, cosa è successo con la chiusura improvvisa? Le imprese si sono trovate con tutti i costi delle mostre aperte o in apertura ma senza incassi. E considerando i costi non proprio contenuti delle mostre... si parla di qualche milione di euro.
A sorpresa e diversamente da quanto programmato negli altri Paesi, si è appreso solo ieri che in Italia è prevista una riapertura delle mostre il 18 maggio. Si comprende e si apprezza la volontà di dare un segnale positivo per il turismo e per il Paese, ma una riapertura così ravvicinata non è tecnicamente sostenibile per i seguenti motivi:
L'apertura del 18 maggio può valere solo per alcuni musei pubblici - posto che possano garantire le misure di sicurezza in tempi così rapidi - o per mostre sostenute con fondi pubblici, per cui ci si può appellare al servizio pubblico, o per alcune mostre già aperte prima della crisi, che possono essere prorogate se si prevede la sostenibilità economica.
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